Il veramente falso
quando l’autenticità costruita diviene attrazione turistica.
di Paolo Casetti
Nella promozione di una destinazione turistica, nell’offerta di esperienze associate al viaggio ed al soggiorno in una località, c’è oggi una parola talmente ricorrente tanto da divenire quasi imprescindibile: autenticità.
Tante volte abbiamo letto o visto su cataloghi di tour operator o attraverso il web o i social media, continui messaggi che invitavano a scoprire la vera isola, la vera cultura, la vera tradizione culinaria, le vere e autentiche tradizioni ed esperienze di una cultura locale. Oggi vi è nel Turismo una domanda pressante di fare un’esperienza turistica che sia autentica ed il marketing turistico ha naturalmente intercettato questo desiderio ed ha provveduto a ben calibrare il suo marketing mix; il prodotto e la sua promozione devono garantire autenticità.
Può sorgere un dubbio: tutto ciò che allora non sia ritenuto o percepito autentico, va considerato fuori dall’essere un’attrazione turistica? Assolutamente no, in quanto anche ciò che è evidentemente falso, o è una fedele riproduzione del vero, ha un fascino tale da essere una delle motivazioni al viaggio.
Facciamo un salto nell’Arte. Un quadro d’autore, una scultura o altro oggetto artistico d’autore che possiamo ammirare in un museo ci fornisce una prima indicazione di cosa possa significare, generalmente, un oggetto autentico. Eppure, nel tempo, abilissimi artisti quali pittori o scultori riuscirono a riprodurre fedelmente le più famose opere d’arte creando un fiorente mercato dei falsi. Si è attratti da qualcosa che, pur sapendo che è autenticamente falso, si desidera possedere in casa oppure per cercare di realizzare truffe nelle compravendite di opere d’arte.
Nel Rinascimento fu particolarmente apprezzata e richiesta nel campo artistico la tecnica del Commesso Fiorentino (o Mosaico Fiorentino). È una tecnica che consente di realizzare decorazioni particolarmente raffinate e belle adoperando marmi intagliati e pietre dure. Con questo sistema si ottengono disegni molto dettagliati di frutti, fiori ma anche paesaggi e volti. Talmente efficace nel risultato che induce a pensare di essere dinanzi ad un vero dipinto. Il Vasari, artista poliedrico e storico dell’arte , dichiarava la sua passione per il commesso fiorentino per il fatto che pur consapevole che non sia una vera pittura amava il fatto che pareva esserla.
Ci sono poi degli artefatti che pur non appartenendo inizialmente alla cultura di un luogo, nel tempo attraverso la consuetudine e il radicamento nel territorio, alla fine vengono percepiti come autentici. Nella prospettiva dell’attrattività turistica possiamo portare ad esempio la città di Roma e la costruzione della Piramide Cestia ovvero la tomba di Gaio Cestio costruita tra il 12 e 18 AC. La struttura ricorda le piramidi egizie e probabilmente la disposizione testamentaria di Gaio Cestio rispecchiava un gusto del tempo che proveniva dalle testimonianze dell’Egitto che in quell’epoca era divenuta provincia romana. Un gusto di uno stile di architettura funebre che Gaio Cestio scelse e che stupì i contemporanei. Ma, nel tempo la Piramide Cestia è entrata a far parte del patrimonio artistico monumentale della città ed è divenuta attrazione turistica: anche Roma, nell’immaginario turistico, ha la sua piramide.
Facciamo un balzo in avanti nella storia ed arriviamo nei primi anni del XX secolo. Nel 1905 venne fondato un villaggio ferroviario, nel deserto del Nevada, destinato ad ospitare gli operai intenti alla costruzione della linea ferroviaria tra Los Angeles e Salt Lake City e successivamente impiegati nella realizzazione della grande diga sul fiume Colorado (Hoveer Dam). Questo villaggio, per la tipologia di abitanti che ospitava iniziò ad offrire strutture come casinò, bar, ristoranti e luoghi di prostituzione. Il resto è storia, Las Vegas con i suoi circa 45 Milioni di visitatori all’anno è divenuta una delle maggiori attrattive turistiche degli USA. Una meta per un viaggio alla ricerca di un luogo della totale disinibizione funzionale, dove ogni eccesso è consentito, dove il motto noto in tutto il mondo è “quel che fai a Las Vegas, rimarrà a Las Vegas”), dove prende forma concreta una delle motivazioni al turismo, ovvero la ricerca di un luogo nel quale poter fare tutto ciò che nel proprio luogo abituale di vita non sia possibile fare, sia per il ruolo (famigliare e sociale) sia per l’immagine che abbiamo (o che gli altri hanno di noi), senza preoccuparsi delle conseguenze altrui.
Ma c’è un aspetto di Las Vegas che è utile alla nostra discussione, ovvero il fatto che questa città offre al visitatore/turista delle straordinarie architetture del veramente falso. Si passa da una fedele ricostruzione di Venezia e dei suoi canali, si va poi nell’ Antico Egitto, per poi fare un salto nell’ Antica Roma e così via. E’ tutta una ricostruzione del passato, ma è realizzata con una verosimiglianza straordinaria. Il visitatore lo sa, percorre le strade di Las Vegas come un Flâneur, alla ricerca non si sa bene di cosa, ma cogliendo le esperienze che la notte di Las Vegas gli può offrire. Casinò, Hotel, Ristoranti, concerti in un gioco di luci, musica ed effetti speciali che inebriano il turista. Per un momento lui crede di essere a Venezia, ed è felice così. Sa che è una realizzazione quasi Hollywoodiana, ma gli piace proprio questo, questa è la sua motivazione principale a visitarla: Gli piace proprio il fatto che sembra essere un contesto autentico, ma non lo è. Questo tipo di turista non si pone discorsi sulla vera autenticità, il problema per lui non si pone.
Da questo rapido excursus storico, abbiamo visto come in generale la richiesta di autenticità non è mai stata vincolante nella scelta di una destinazione turistica. Anzi, l’autenticamente falso è uno degli attrattori nella scelta di una destinazione. E’ un turista che ama le tipiche architetture turistiche che realizzano un universo solo per lui e nel quale si sente rassicurato: essere lì, in quel luogo, con vie illuminate a giorno con insegne di store internazionali ed hotel lussuosi e ricostruzioni fedeli di qualcosa di vero, gli fa pensare di essere nel posto turisticamente giusto per lui. Il veramente falso piace, e per molti vale la pena di andare a vederlo.