Tour Operator e il Covid

I T.O. italiani ed il covid

di Alessandro Biasi

 Il 2020, per I tour Operator italiani, è incominciato abbastanza bene con un inverno segnato mediamente dal segno + e con una estate che sembrava essere promettente (occorre ricordare che la maggior parte dei TO Italiani ha un anno fiscale che non coincide con quello solare e che va invece dal 1 novembre al 31 di ottobre dell’anno successivo).

Nulla lasciava presagire quello che sarebbe arrivato da li a poco. I primi segnali della pandemia si erano avuti già dai primi di febbraio con i clienti spaventati da quello che stava succedendo in Cina e quindi titubanti nel prenotare vacanze in Sud Est asiatico. 

Nel giro di due settimane, la situazione è precipitata e siamo finiti nel primo lockdown del secondo millennio. La prima parte di marzo è quindi passata cercando di riproteggere i nostri clienti mentre le destinazioni, una dopo l’altra, ci chiudevano le porte a causa dei numeri del contagio sempre più importanti. Successivamente ci siamo concentrati sul rientro di tutti i clienti ancora in vacanza nei vari Paesi del mondo. Quest’ultima operazione è stata particolarmente complessa perché nello stesso tempo le compagnie aeree hanno ridotto fortemente i voli, obbligandoci a trovare dei routing di ritorno spesso tortuoso.

Poi tutto si è bloccato ed i fatturati sono drammaticamente scesi in picchiata verso lo 0. La strada da percorrere per la ripartenza non è stata immediata, solo dopo due mesi abbiamo capito che la metà di giugno avrebbe potuto segnare la data in cui avremmo potuto tornare a lavorare. Va precisato che per poter fare questo lavoro serve un minimo di programmazione, mediamente 30 giorni per poter tornare a vendere. Tutti hanno scaldato i motori, convinti che prima si sarebbe potuto viaggiare in Italia, poi in  Europa ed infine nel resto del mondo. 

Così purtroppo non è stato e se l’Italia (per chi la programmava) ha fatto segnare numeri molto interessanti, lo stesso non si può dire né per il mercato europea (specialmente Spagna e Grecia) né tanto meno per le destinazioni extra europee che non sono mai ripartite a causa delle politiche molto “timorose” del nostro governo.

Passata l’estate si sono infittiti i contatti tra i T.O. ed il governo per far ripartire il lungo raggio, unica possibile boccata d’ossigeno per un settore che altrimenti avrebbe avuto ben poco da vendere.

Il resto purtroppo è storia recente. Siamo quasi arrivati a far approvare la strategia dei “corridoi” che ci potrebbe permettere di riaprire alcune destinazioni per l’inverno. Questa riapertura avverrebbe nel massimo rispetto di tutte le condizioni di sicurezza per permettere una vacanza in assoluta tranquillità ai nostri clienti. 

La seconda ondata del contagio, forse sottovalutata da tutta la popolazione italiana, è però arrivata prima del previsto e soprattutto in maniera più intensa di quanto potessimo aspettarci, e siamo tornati ad una chiusura praticamente totale.

Che futuro davanti a noi? Di certo nel lungo periodo nessuno tra i T.O. ha dubbi che la gente tornerà a viaggiare, difficile capire quando potremo tornare a regime. Ci auguriamo di cominciare a lavorare con un minimo di tranquillità già dal prossimo maggio. La grande sfida sarà convincere i clienti che una vacanza all’estero è altrettanto sicura di una vacanza in Italia

Un’altra cosa è certa; la maggior parte dei T.O. italiani potrà ragionevolmente recuperare il 50%-70% dei fatturati precovid nel corso del 2021. Ancora troppo poco per un settore che da sempre ha grandi rischi e margini molto bassi.