MYANMAR

EMOZIONI, SORRISI, GENUINITA’ E AUTENTICITA’ DAL MYANMAR: UN VIAGGIO PER GLI OCCHI, LA MENTE E IL CUORE

di Matteo Prati

Un viaggio in Myanmar è sicuramente un’esperienza che riempie gli occhi dei viaggiatori ma soprattutto i cuori e le menti di bellissimi ricordi ed emozioni. Qualsiasi viaggiatore ammirando tramonti, albe e i sorrisi dei birmani si lascerà andare allo scorrere dei pensieri compiendo un vero e proprio viaggio nel viaggio. Il Myanmar è infatti un paese unico ed autentico che stupisce e lascia senza parole. Chiunque decida di visitarlo si troverà impegnato a godersi una sequenza di emozioni, incontri e scoperte avvincenti e affascinanti. Solo vivendo un viaggio in queste terre sarà possibile comprendere che la cultura e le tradizioni hanno ancora un significato profondo. I birmani amano definirsi il primo popolo al mondo. Sostengono di discendere direttamente dal Buddha e che il nome del loro paese sia frutto di una traslitterazione da Brhama, Bamma, Mramma e infine Myanma. È un’ipotesi molto ardita in quanto il buddhismo si diffonde solamente nel IX secolo nel paese. Alcuni linguisti sostengono invece l’origine dal termine Mang (che vuol dire capi) che in cinese viene pronunciato Mian (che significa barbari) e compare poi nelle radici Mirm e Mranma solamente nel 1190. L’unione del Myanmar è stata fondata nel 1948 ma la storia di questo paese è molto complessa, si sono succeduti tre imperi birmani con lotte tra etnie diverse per avere la meglio (e continui cambi di capitale), la colonizzazione inglese, un regime militare, un periodo di transizione per giungere ad una repubblica democratica solamente nel 1990 (oggi ancora minacciata). La forma del paese ricorda quella di un aquilone che si estende su una superficie pari al doppio di quella italiana divenendo così il paese più esteso del sud-est asiatico, dopo Cina e India. Questo immenso territorio è caratterizzato da paesaggi montuosi nel nord ovest del paese, dall’altipiano Shan, da una zona pianeggiante nel centro dove scorre il fiume Irrawaddy con i suoi 2250 km di lunghezza e la zona costiera del Tenasserim a sud. Un’ulteriore particolarità di questo paese è rappresentata dalla popolazione (circa 56 milioni di abitanti): si contano infatti 87 etnie e 111 idiomi parlati, un vero e proprio arcobaleno da vivere e conoscere. Durante un viaggio in Myanmar gli occhi si riempiono dell’imponenza delle pagode e dello splendore delle statue di Buddha, dello scorrere lento dei fiumi, dei pinnacoli dorati che spuntano dovunque tra capanne, foreste e risaie. Il Myanmar è fatto di luoghi come Yangon che Pablo Neruda ha definito «Una città di sangue, sogni e oro» dove la Swedagon pagoda è il cuore pulsante della vita religiosa e della quotidianità per ciascun birmano, “Un mistero dorato, una splendida luccicante meraviglia fiammeggiante sotto il sole” come venne descritta da Kipling, ed è proprio questo luccichio che accoglie e incanta il viaggiatore che giunge per la prima volta in Myanmar. Mandalay invece è caratterizzata da una storia più antica e dalla presenza di monasteri lignei e pagode particolari come la Kathodaw Paya che conserva, in 738 stupe di un bianco candido, le rispettive pagine che compongono i quindici libri del Triptaka (canone buddhista). In un viaggio in questa terra non può certamente mancare la navigando sull’Irrawady, importantissima e fondamentale rete di comunicazione per il paese ma anche fonte di risorse e attività lavorative. Lungo questo corso d’acqua si possono visitare località come Mingun con la pagoda incompleta, la bianca pagoda di Hsinbyume e Amarapura con il ponte in legno di teak più lungo al mondo chiamato Ubein. Poi c’è Bagan, uno di quei luoghi che, secondo terzani, “ti rende fiero di appartenere alla razza umana”. Gli stessi Marco Polo e Kipling la definirono “la città dorata dal suono di 1000 campane e dal fruscio delle vesti dei monaci” e “il mistero dorato”. Dell’oro che caratterizzò Bagan in passato non resta poi molto ma il fascino della spianata con le oltre quattromila e quattrocento pagode è una vista che lascia senza fiato chiunque si affacci ad osservarla. Sorvolare questa spianata con una mongolfiera all’alba è un’esperienza unica che vi auguro di poter provare!!! Bagan è uno di quei luoghi magici che ti fa innamorare di questo meraviglioso paese. Spingendosi verso le montagne si arriva invece al Lago Inle anche conosciuto come il placido, un foglio argentato disseminato di palafitte e orti galleggianti. È il luogo in cui rilassarsi, dove si può gironzolare in biciletta lungo le rive oppure con barche che scivolano sulle acque placide mosse da speciali pescatori che remano con l’utilizzo di una gamba. Un luogo particolare dove conoscere le tradizioni delle varie etnie che lo popolano e le loro attività a volte arcaiche a volte ingegnose. Per loro rappresenta l’unica fonte di rendita, l’unica risorsa da cui attingere. Oltre all’attività della pesca, con particolari tecniche, hanno infatti sviluppato orti galleggianti che consentono di coltivare prodotti agricoli anche sulla superficie del lago. Il bacino lacustre naturalmente risulta essere molto fertile. I fiori di loto, di cui è ricco il lago, sono un’altra grande risorsa: dai filamenti dei gambi, abili tessitrici, realizzano infatti fili di seta con i quali tessono sciarpe e teli di particolare pregio per cucire abiti tipici chiamati Longy. Viaggiare in Birmania vuol dire anche fare un salto nel tempo: l’arretratezza in alcuni settori e la povertà non mancano di certo. Qualsiasi attività è ancora fortemente manuale o coadiuvata dall’utilizzo di macchinari artigianali molto semplici e arcaici come accade per il ferro, l’argento per realizzare gioielli artigianali pregiati, i sigari, la tessitura con telai, la coltivazione dei campi e tanto altro ancora. Viaggiare in Myanmar vuol dire anche sperimentare la spiritualità e la quotidianità mescolandosi ai locali nei loro riti religiosi, nelle loro tradizioni e nei loro mercati. Queste sono alcune esperienze autentiche che si possono ancora vivere in questo meraviglioso paese. Le menti dei viaggiatori che, hanno la fortuna di recarsi in Myanmar, si fermeranno spesso a riflettere su quanto deve essere forte la fede e la devozione di questo popolo, che ogni giorno devolve una parte di quel poco che ha per donarlo ai monaci e a chi ne ha più bisogno. Questo donare gratuito e incondizionato è un segnale palpabile e molto radicato nei buddhisti birmani. Ogni buddhista ha infatti un desiderio: nascere con un karma che gli consenta di entrare nella vita monastica diventando un Pongyi (monaco) sperando di poter proseguire il proprio cammino per raggiungere il Nirvana. Tutti hanno questo desiderio ma non tutti riescono a raggiungerlo poichè il percorso è molto duro e fatto di tante rinunce. Già da bambini si entra in un monastero per iniziare a conoscere la lingua pali con cui sono scritti i testi sacri e imparare la meditazione. Ogni buddhista nutre quindi un grande rispetto per i monaci e per Buddha. Rispetto che si testimonia nella questua che viene donata ogni mattina per l’unico pasto quotidiano consentito ai monaci. Assistendo alla processione degli oltre mille monaci a Mandalay ci si può accorgere dell’importanza attribuita dai birmani a questi maestri e futuri probabili maestri e si percepisce un clima di grande rispetto e spiritualità lasciandosi travolgere dal loro silenzioso cammino percorso quotidianamente nella ricerca di un po’ di cibo. Anche nella pratica religiosa c’è questo grande rispetto mostrato nei confronti di qualsiasi reliquia o immagine di Buddha e anche dei Nat (una specie di protettori) che quotidianamente vengono interpellati per ricevere consigli suggerimenti o aiuti a proseguire sulla retta via. L’attrazione più bella e genuina, di questo paese, sono gli stessi birmani. Ci si imbatte infatti in una popolazione povera ma molto dignitosa e sincera. I cuori dei viaggiatori gioiscono davanti ai sorrisi delle donne e dei bambini e dei contadini che interrompono la loro attività per un saluto. È possibile scoprire tante etnie differenti, con costumi e tradizioni particolari, spingendosi in zone montuose o a sud del Lago Inle dove è facile incontrare l’etnia Padaung (erroneamente chiamate donne giraffa) o Kayan. L’arrivo della globalizzazione e degli investimenti di grandi multinazionali ha già modificato l’aspetto della città di Yangon, mentre non è ancora tangibile la loro presenza in moltissime località dove non arriva acqua corrente o energia elettrica e dove le tradizioni non sono una “messa in scena” per i turisti ma semplicemente la realtà quotidiana dei birmani. Se si vuole toccare con mano tutto questo e vivere di queste emozioni è bene visitare questo paese prima che sia troppo tardi, prima cioè che si perda questa autenticità ancora conservata in moltissimi contesti. Il Myanmar è affascinante e non delude nessun visitatore che vuole sperimentare autenticità dei luoghi, relazioni genuine con i locali ma soprattutto emozioni.

Visita il sito di Matteo Prati – www.travelmp.it