Come si scrive un curriculum

Come si scrive un curriculum

di Pio De Gennaro

La parola (ovvero il linguaggio verbale) è uno degli strumenti che abbiamo per comunicare con gli altri  ed un suo utilizzo consapevole aumenta in modo esponenziale le possibilità di successo del nostro messaggio.

Un po’ a causa della comunicazione virtuale, attraverso servizi di messaggistica o dei social che ci indirizzano sempre più verso una sintesi spesso esasperata, ma soprattutto per una forma di innata pigrizia  che la scienza ben spiega e che ci spinge a cercare sempre la via più facile e rapida (perché usare tante parole se posso ridurre tutto addirittura in un acronimo?) per arrivare a dire o fare ciò che desideriamo, negli ultimi anni riscontro sempre più spesso una disabitudine all’eloquio “ben strutturato”.

Potrebbe sembrare una questione esclusivamente “di stile” mentre invece bisogna partire da ciò che afferma George Lakoff, linguista e neuroscienziato statunitense: “evocare un frame lo rinforza e negare un frame lo rinforza”.

Ogni parola che pronunciamo viene sempre tradotta in una immagine dal nostro cervello, il che significa che dobbiamo fare molta attenzione alla scelta delle parole inserite nelle nostre frasi per evitare, come purtroppo spesso accade, di ottenere addirittura l’effetto opposto a quello desiderato.  Ad esempio, se vogliamo rassicurare qualcuno capita di usare espressioni del tipo “non c’è problema, non c’è pericolo”, giusto? Ebbene, secondo Lakoff questo genere di frase finisce con il rafforzare il peso della parola “problema o pericolo” anche se all’inizio della frase abbiamo utilizzato una negazione. Questo accade perché se alla parola pericolo (o problema) il mio cervello immagina (traduce cioè in immagine) una qualsiasi situazione che riconduce al senso di questi termini, lo stessa operazione diventa impossibile per una particella di negazione che ha solo una valenza astratta, priva di immagine. Ne scaturisce quello che in medicina viene definito “effetto paradosso”: il risultato che si ottiene è l’opposto di quello desiderato.

E allora, quando racconti di te, evita di affermare che sei una persona che non crea problemi, piuttosto scrivi di essere un collaboratore affidabile, inoltra ricorda che l’utilizzo costante di tempi quali il condizionale determina sempre un’immagine di incertezza, più efficace il presente che fornisce un’immagine di te di persona sicura e ancora, per i motivi spiegati in precedenza, le negazioni ad inizio frase devono essere evitate a meno che sia necessario il loro utilizzo.

Infine, un racconto riesce sempre a toccare le corde delle emozioni (da cui dipende il successo di quello che dici o scrivi) rispetto ad un solo termine che quasi sempre genera freddezza e distanza: allora, se sei sempre il collaboratore affidabile spiega perché lo sei citando esperienze precedenti in cui hai dimostrato tutta la tua affidabilità.

Non è quindi il caso, adesso, di ridare un’occhiata al tuo cv? 😉