Basilica di San Simpliciano a Milano

Basilica di San Simpliciano a Milano

di Marina Ambrosecchio

La Basilica originaria era stata probabilmente voluta da Ambrogio (374- 397), ma aperta al culto dal successore Simpliciano (morto nel 401) in area extraurbana e cimiteriale lungo la via per Como. Era un edificio dedicato alle sante vergini a pianta cruciforme, soluzione planimetrica già seguita con differenti esiti nella costruzione della basilica di S. Nazaro (anteriore al 386 o proprio del 386). Alle superfici lisce delle pareti interne e alla spaziata luminosità dell’interno (non diviso in navate, ma coperto da grandi capriate lignee), doveva sostituirsi, all’esterno, la movimentata articolazione delle superfici, basata sulla sequenza di arcate ancora leggibili dietro il variato intrecciarsi delle stratificazioni successive impostate, in doppio ordine, su paraste e forate da ampi finestroni. Gli scavi archeologici degli anni Cinquanta e Sessanta hanno fornito utili complementi all’immagine desunta dalla lettura delle persistenze: l’abside era originariamente più grande, più sporgente e a forma di ferro di cavallo (cioè ad arco oltrepassato), ma sempre più stretta rispetto alla larghezza dell’aula longitudinale; sui tre lati del braccio longitudinale girava un atrio a U, le cui tracce sono state osservate davanti all’attuale facciata neoromanica. Nel corso del V sec. il modello di questa Basilica ebbe successo nelle diocesi suffraganee di Milano: ad esempio, le stesse soluzioni planimetriche furono ripetute nella chiesa cimiteriale di Sant’Abbondio a Como. Un piccolo sacello absidato posto a nord dell’abside condivide con la Basilica le problematiche connesse con i primi momenti costruttivi tardo antichi. La sua edificazione è stata posta in rapporto (forse non erroneamente) con la tumulazione a Milano dei corpi (donati dal vescovo di Trento) dei tre monaci Sisinio, Martirio ed Alessandro, vittime delle popolazioni non ancora cristianizzate dell’attuale Val di Non. Senza sufficienti riscontri si è spesso favoleggiato di significativi interventi edilizi altomedievali: il reperimento nel manto di copertura del tetto di tegole marchiate con i nomi dei re longobardi Adaloaldo e Agilulfo non impone di pensare necessariamente a sostanziali modifiche dell’impianto originario. In strutture «a lunga durata», come il San Simpliciano, tali presenze possono essere semplicemente ricondotte agli esiti della manutenzione ordinaria del tetto. Nell 881 la Basilica entrò in possesso dei benedettini e ad essa si legò un monastero. Galvano Fiamma tramanda la leggendaria notizia, secondo la quale il giorno della vittoriosa battaglia di Legnano (29 maggio 1176), dalla tomba dei martiri trentini si alzarono in volo tre colombe per andare a posarsi sul Carroccio dei milanesi. Intorno a questa data, in mancanza di documenti o altri elementi utili ad accertare le cronologie, può forse essere fatto ruotare l’insieme dei grandi lavori edilizi romanici. Fu allora costruito il campanile e si otturarono numerosi finestroni, ma soprattutto si procurò di suddividere lo spazio interno in navate con alte volte impostate tutte alla stessa altezza. Si venne a creare così la tipica struttura definita «a sala». Furono allora rifatte l’abside e la facciata, che conserva ancora il portale arricchito da interessanti sculture, purtroppo in parte mutilate. Non impostato all’incrocio dei bracci, come nel caso di San Nazaro, ma spostato verso l’abside, emerge per importanza tra gli interventi romanici il tiburio ottagonale, fiancheggiato da volte a botte. Va detto anche che la costruzione delle volte modificò completamente l’assetto dei tetti.