Il turista e il residente: l’eterna contesa del luogo turistico

di Paolo Casetti

Assistiamo da qualche settimana all’esplodere di manifestazioni di protesta nelle principali destinazioni turistiche in tutta Europa. I residenti di Barcellona scendono in piazza esasperati contro  l’eccessivo numero di turisti , invitandoli ad andarsene come persone non gradite. I più radicali , con fucili ad acqua, interrompono passeggiate lunga la rambla o costringono i turisti a lasciare i tavoli di Ristoranti o Cafè e correre in Hotel. Al contrario altri turisti sono costretti a rimanere negli  Hotel bloccati nella  hall dalle proteste esterne.  Le azioni di protesta si sono poi diffuse a Cadice, alle isole Canarie , Malaga e la Costa del Sol.

In Italia a Venezia , da sempre luogo simbolo dell’ overtourism e laboratorio di possibili soluzioni per mitigare la situazione, ha visto scendere in piazza residenti con i loro fucili da acqua contro il flusso incessante di turisti per i ponti e le calle.

Di contro  i turisti delle Cinque Terre, sostenuti dagli operatori turistici locali , sono scesi in piazza contro la decisione di aumentare il prezzo del biglietto del treno solo per i turisti, giustificandolo come una entrata che andrà a vantaggio del miglioramento dei servizi turistici, sia per creare fondi dedicati ai residenti ed alle loro esigenze di tutti i giorni ( come la riduzione del costo degli abbonamenti dei treni per gli studenti residenti)

Per non parlare poi dei residenti di Como esasperati dai turisti mordi e fuggi, che bloccano strade pedonali o carrabili , solo per fare ( e rifare) la stessa foto con lo smartphone, per catturare la stessa immagine postata sui social media dal loro  famoso influencer di riferimento.

Quali sono le leve psicologiche che fanno scattare lo scontro ? Quali azioni può adottare la Destination e , soprattutto , fare turismo deve essere considerato un diritto di tutti a prescindere ?

Premettiamo che  questi momenti di scontro tra turisti e comunità residente, non sono delle sorprese inaspettate , dei fenomeni unici che avvengono come fatti di cronaca isolati. Infatti  queste tensioni sono la manifestazione di un preciso momento di quello che gli studi sul turismo e del marketing territoriale e turistico, conoscono come Ciclo di Vita di una Destinazione Turistica.  Il grafico seguente ci mostra il ciclo di vita proposto da Butler nel 1980. Il grafico ci indica il numero di turisti in arrivo , nel tempo. Se inizialmente quando la località inizia a farsi conoscersi assistiamo ad una rapida crescita degli arrivi., successivamente iniziano le prime criticità , la località diviene meno attrattiva, i residenti iniziano a lamentarsi del turismo nei loro luoghi  e la curva raggiunge il suo picco massimo e si appiattisce. Da questo momento destino è in mano all’amministrazione locale ed al DMO ( Destination Management Organization)  che , in accordo con il DMC ( Destination Management Company),  devono cercare delle possibili soluzioni per evitare che la curva crolli definitivamente verso il basso , ma almeno sia costante o addirittura riprenda la sua salita.

La destinazione turistica è un luogo che diviene conteso tra i residenti ed i turisti laddove il turismo, specialmente nella sua declinazione di turismo di massa, è oramai accertato che provoca una “usura” del territorio quando supera la capacità di carico sostenibile del flusso di turisti. Da un punto di vista della geografia umana e della psicologia ambientale , abbiamo una manifestazione tipica della topofilia, ovvero l’attaccamento forte ,a volte eccessivo,  al proprio  territorio con il quale ci si indentifica o lo si ritiene minacciato dai non residenti o, al contrario, è oggetto del desiderio di chi lo vuole scoprire e fare suo.

La teoria dello scambio di opportunità e benefici, può essere un utile strumento per poter intuire dove poter lavorare sulla Destination per prevenire o attenuare gli inevitabili momenti di conflitto. Questa teoria ( modello di Ap) ci indica che i residenti svilupperanno un atteggiamento positivo o negativo nei confronti del turismo ( e dei turisti) a seconda che nello scambio sociale di risorse ( economiche, sociali, culturali,psicologiche) , gli attori in gioco percepiscano un rapporto partitario, equilibrato, oppure vedano una a-simmetria inaccettabile. La governance del turismo deve avere lo scopo di assicurare questo equilibrio ( quanto mai instabile purtroppo) tra costi e benefici per gli attori in gioco

Il residente ed il turista vivono il luogo “conteso” con motivazioni diverse che entrambi cercano di soddisfare; per far ciò necessariamente devono entrare in relazione tra di loro e attivare un processo di scambio sociale , culturale ed economico . Se lo scambio viene considerato non equo, la relazione ( che spesso parte già con pregiudizi culturali antecedenti) si interrompe e porta allo scontro.

Come intervenire ? E’ auspicabile prevenire e pianificare prima che accada il momento critico, prima che ci si ritrovi in cima alla curva di Butler . Far capire agli operatori economici del turismo che pensare euforicamente a massimizzare i profitti auspicando l’arrivo del più alto numero di turisti possibile, non è un inattaccabile principio economico della libera impresa, perché porteranno alla inevitabile crisi della destinazione stessa  , facendola divenire sempre  meno richiesta , entrando in un circolo vizioso .

Far capire ai residenti le opportunità di crescita sociale ed economica che derivano dall’incontro con l’altro, attraverso la valorizzazione dei propri beni culturali e paesaggistici. Formare classe di amministratori del turismo che abbiano una visione più ampia del fenomeno turistico  , che sappiano scegliere con coraggio politiche di gestione territoriale di prospettiva, anche con scelte coraggiose e lungimiranti , anche con restrizioni che dosino opportunamente la fruizione della destinazione turistica. Quando un centro storico nel tempo viene destinato  alla sola ricezione extra-alberghiera o agli alloggi turistici , svuotando il luogo dai residenti, probabilmente occorrerà  saggiamente  apportare delle modifiche alle normative del settore per cercare di riequilibrare il “il senso del luogo” fortemente alterato.

I professionisti del turismo, nella loro incessante e preziosa opera di fornitori di un servizio e di continuo problem solving, dovranno essere le prime sentinelle nel percepire se il rapporto turista- territorio inizia a deteriorarsi : fondamentale raccogliere quotidianamente ed analizzare il feedback del turista e dei residenti.  

E’ un diritto di tutti fare turismo ? Certamente, ma solo nei limiti della sostenibilità del territorio, perché l’attrattività turistica di un luogo ha in se lo straordinario potenziale di sviluppo socio economico di un territorio , ma paradossalmente è anche il motivo della sua crisi come destinazione turistica.