VIAGGIARE CAMMINANDO TRA I BORGHI DEL SILENZIO. I MONTI AMERINI!
di Antonio Tabarrini
L’Italia odierna in questi anni ha individuato una nuova e promettente popolazione per un turismo Green all’insegna della sostenibilità. E’ il popolo dei camminatori che nel 2021 ha contato circa 60.000 seguaci che hanno attraversato il nostro paese nel modo più sostenibile possibile. Camminare, sostare, visitare e gustare le infinite opportunità enogastronomiche che la nostra Italia offre. La tecnologia, internet e i social hanno riesumato antichi sentieri che servivano ai nostri antenati per spostarsi e coprire distanze rilevanti e che oggi riscoperti ci permettono di vivere da vicino la natura ascoltandola con rigoroso silenzio a passo d’uomo. Questo fenomeno dilagante, negli ultimi anni alimentato anche dalle condizioni pandemiche ha suggerito ai promotori locali l’idea di strutturarne di nuovi. E’ in questo modo che nel 2019 è nato “il Cammino dei Borghi Silenti”.
L’itinerario si svolge in zone interamente intatte sia dal punto di vista naturalistico che paesaggistico, nel cuore dei Monti Amerini, tra boschi secolari e paesi di origine medievale. Siamo al confine di Umbria e Lazio nelle provincie di Terni e Orvieto.
Il percorso si sviluppa ad anello condizione che agevola il fatto di poter partire ed arrivare nello stesso identico punto.
Prima di intraprendere l’itinerario segnaliamo sulla strada la possibilità di visitare “Civita di Bagnoregio” soprannominata “la città che muore” per via della costante erosione delle rocce tufacee su cui poggia l’abitato. La cittadella di origini etrusche e medievali negli ultimi anni è divenuta meta internazionale ed è annoverata tra i borghi d’Italia più belli. La sua istantanea è inconfondibile ed è divenuta una delle fotografie più iconiche del nostro belpaese.
La premessa è spettacolare e introduce il Cammino nel modo più appropriato. Da qui in avanti sarà un continuo alternarsi di borghi antichi separati uno dall’altro da campagne e colline che renderanno indimenticabili i profumi e i suoi tramonti.
Tutto l’itinerario si sviluppa su un percorso di circa 100 km che può essere effettuato da un buon pellegrino in cinque giorni alla media di circa 20 km giornalieri.
Si parte dall’abitato di Tenaglie, il primo borgo silente che domina la valle del Tevere e la Tuscia intera. Il centro di Tenaglie con i suoi 3 abitanti è uno dei meno popolati del Cammino ma nonostante ciò ha una storia antichissima e accoglie monumenti e luoghi di grande interesse come il Palazzo Ancajani (primi del 600), la Rocca e il castello Baschi di Carnano (XII-XIII sec.) e numerose chiese tra cui spicca quella di S.Giovanni Battista (1370) che custodisce una pala d’altare del Sensini risalente al 1618.
Lasciata alle spalle Tenaglie, ci addentriamo nella magnifica Valserana, attraversando una fitta rete di alture boscose dove la campagna umbra la fa da padrona intrisa come è di elementi identitari unici. L’essenzialità francescana, il campo arato, la casa, l’aia, la strada sterrata, la fonte e la montagna. Tutti elementi che sono lì per appagare la vista e lo spirito.
Chilometro dopo chilometro abbiamo l’opportunità di attraversare borghi come Santa Restituta, un borgo che restituisce un silenzio quasi claustrale che da l’esatta cifra dell’esperienza del pellegrino. Una preghiera, uno slancio verticale che sapranno mettere in sintonia l’incedere dei passi con l’intimo e l’essenziale. Poi appena sotto l’abitato incontriamo una sorpresa. La Tenuta dei Ciclamini, sede del CET, una sorta di università della musica fondata e diretta da Giulio Rapetti in arte Mogol. Un’esperienza nell’esperienza.
Proseguendo il nostro cammino incontriamo i borghi di Toscolano, Morre e Melezzole. Siamo giunti al termine della prima tappa, a Melezzole ci aspetta un piacevole riposo in uno dei suoi accoglienti agriturismo, un pasto sano e ricostituente e magari perché no, con le ultime forze fisiche una passeggiata al Castello.
Svegliarsi prima dell’alba in questi borghi, abbracciati dai primi raggi del sole rappresenta un’idea di forza che ti sosterrà tutto il giorno per tutti i chilometri che percorrerai. Il Cammino ha momenti anche particolarmente impegnativi. Si punta infatti verso le vette dei Monti Amerini addentrandosi in fitti boschi di lecci, carpini e querce restando sul filo di cresta per raggiungere la cima di Monte Croce di Serra (mt.1000) e godere di un panorama senza eguali.
Successivamente con uno sforzo ulteriore si raggiungerà la cima del Monte Melezzole e lì se si è fortunati si potrà vedere (unico punto) uno spicchio di Mar Tirreno dall’Umbria, regione senza sbocchi marittimi.
La strada è ancora lunga, proseguendo verso nord sempre restando in cresta si scenderà verso Civitella del Lago per terminare le nostre fatiche pellegrine della giornata a Morre.
Morre presenta già le caratteristiche di un piccolo paese fornito di botteghe, bar, una farmacia e i suoi caratteristici vicoli sinuosi. A Morre potrete visitare l’Eremo di S.Francesco della Val Cerasa, retto dai benedettini camaldolesi.
Le nostre gambe dopo due giorni di vagabondaggio hanno iniziato ad abituarsi e stranamente avvertono meno la fatica e lo sforzo. Oggi visitando altri borghi come Acqualoreto, potremo provare la stessa sensazione che un pellegrino medievale provava alla vista delle mura di Roma. Acqualoreto sembra planare sul mare di nebbie che avvolgono la valle sottostante, nulla è più intimamente legato alla terra umbra come il paesaggio che si gode da questo colle. Il terzo giorno è caratterizzato dalla Valle del Tevere. In queste radure potrete ammirare splendidi casolari alcuni dei quali appartengono a personaggi famosi come Horst Tappert, l’ispettore Derrick in persona. Il culmine della giornata lo si avrà raggiungendo, dopo una salita impegnativa, l’Eremo della Pasquarella, avvinghiato su una roccia antica. Qui spogliamoci di ogni fardello e lasciamo che il nostro spirito si innalzi come un falco che vola su questo Regno dell’Essere. Il fascino di questo cammino è l’alternarsi dello spazio e del tempo. Siamo quasi arrivati a Civitella de Pazzi. Da qui si può ammirare il lago di Corbara, la terrazza naturale del borgo è un cinematografo da dove si proietta un film che neanche un premio Oscar potrebbe premiare adeguatamente.
Lasciata Civitella con un poco di nostalgia, il sentiero si disegna tra vigne, ulivi e orizzonti indescrivibili. Il Cammino ora si fa più dolce e meno faticoso, la meta non è lontana. Tra queste vigne avremo modo anche di rilassarci assaporando vini eccellenti con una breve pausa in una delle tante cantine (cantina Barberani) che avremo modo di incontrare. In questo tratto di Cammino, a seconda della stagione, potremo immergerci tra campi sperduti che d’estate diventano un mare di girasoli. Il traguardo di questa giornata è la bellissima Baschi.
I buchi di Baschi, il centro storico medievale, sono famosi in tutto il mondo. L’origine di Baschi si dice sia Longobarda ma gli avvenimenti che l’hanno riguardata nella storia sono tanti e si riflettono negli edifici ancora intatti. Da qui sono passati regnanti come Arrigo VII di Lussemburgo, Ludovico di Baviera e hanno lasciato le loro tracce famiglie nobili del Medioevo come gli Aldobrandeschi, i Farnese e gli Orsini. Tra i tanti luoghi degni di nota, meritano un plauso il Convento di Sant’Angelo di Pantanelli e la Chiesa parrocchiale di San Nicolò che ospita al suo interno un polittico del Di Paolo (XV secolo).
L’anello si sta per chiudere, la sveglia suona per l’ennesima volta, oggi è l’ultimo giorno breve ma intenso. La nostalgia di questi luoghi comincia ad affiorare, il Cammino dei Borghi Silenti sta per terminare. Gli ultimi chilometri ci porteranno ad attraversare il Vallone di San Lorenzo e la sua Necropoli Umbro-Etrusca. Un altro dei luoghi incredibili di cui è composto questo Cammino. Dopo oltre 90 chilometri di percorso abbiamo gli ultimi borghi da visitare. Tra questi spicca Montecchio, ultimo borgo silente ma primo per fascino e richiamo.
La nostra fatica è terminata. Il cerchio si stringe e Tenaglie da cui siamo partiti è alle porte. In questo splendido sito, poco sopra l’abitato, c’è un luogo nascosto, un ultimo dono, un rito prima di tornare a casa. Le Panchine del Pellegrino, un posto in prima fila, quasi a picco sulla Valle del Tevere. Da qui possiamo osservare ancora una volta gli infiniti orizzonti e una traccia indelebile delle bellezze del Cammino dei Borghi Silenti.