Articolo Turismo Esperienziale

Turismo esperienziale

di Marina Ambrosecchio

L’unica regola del viaggio è: non tornare come sei partito. Torna diverso”, Anne Carson

 

È da questo principio, che il turismo esperienziale nasce. Un turismo che si rivolge a viaggiatori consapevoli che – ancor più che per la destinazione – scelgono un viaggio per l’esperienza intima e coinvolgente che sa regalare. Appunto, l’esperienza. Quella che il viaggio deve poter regalarti, quella che per sempre un angolo del tuo cuore conserverà.

Esperienza deriva dal termine latino experiri che significa “sperimentare”: si tratta della conoscenza pratica del mondo acquisita mediante il contatto con un determinato settore della realtà. In questo senso il turismo esperienziale  pone il viaggiatore in connessione profonda con un Paese e la sua gente assistendo ad una trasformazione del Turismo da Passivo ad Attivo: dal turismo tradizionale, che pone al centro del viaggio la destinazione, al turismo emozionale ed esperienziale, che ha invece il proprio focus sul viaggiatore stesso, cui vuole garantire esperienze autentiche, senza filtri.

 

Cosi come nella grande rivoluzione digitale si è spostata l’attenzione dal top al bottom della divulgazione dell’informazione, facendo di ogni user il vero protagonista interattivo nella comunicazione social, nel turismo esperienziale è sempre l ‘uomo con i suoi bisogni emozionali al centro dell’esperienza turistica, che diviene così viaggio di scoperta anche della propria essenza.

 

In particolar modo nel “Turismo” il fattore umano sta già giocando un ruolo sempre più determinante: il desiderio di interazione tra Ospiti e Territorio è in aumento. Oggi gli Ospiti ricercano il Genius Loci, vale a dire il carattere di un luogo, la particolarità che lo rende diverso ed unico rispetto ad altre destinazioni. Oggi i viaggiatori sono alla ricerca di nuovi “paesaggi culturali” dove incontrare persone vere con le quali poter condividere un’esperienza, partecipando attivamente e in prima persona alle attività locali. Nei cataloghi assistiamo a tour sempre meno standardizzati, spesso costruiti su misura del viaggiatore, e sono intimi poiché sempre l’aspetto emozionale viene messo in primo piano. Ecco dunque che, accanto alle escursioni classiche nei siti must, le proposte “alternative” divengono più numerose: basti pensare ai siti che permettono di cenare a casa della gente del luogo o, ancora, alla possibilità di scegliere come destinazione del proprio viaggio la sede di una ONG o di una comunità per comprendere un Paese e viverlo nella sua anima, affrontando esperienze reali di vita quotidiana. 

 

Questo modo di vivere il viaggio, spinge il viaggiatore a rielaborare se stesso, in relazione al proprio quotidiano, cogliendo l’opportunità di confrontarsi con ciò che ha sempre considerato “diverso”. Uno stimolo per tornare a casa arricchiti, e sicuramente un po’ cambiati.

 

Non vi è alcun dubbio che il turismo esperienziale rappresenti il nuovo trend del turismo, abbracciando al contempo  il  concetto di sostenibilità e cultura. Secondo l’UNWTO (l’Organizzazione Mondiale del Turismo) il mercato del Turismo Esperienziale, entro il 2030, aumenterà del 57%.

La finalità essenziale è che queste “esperienze” rappresentino un valore sostenibile per il territorio, con un’influenza positiva sulla valorizzazione dello stesso.  Alla valorizzazione del fattore umano, delle relazioni e della cultura dell’accoglienza, si aggiunge un elemento importante ovvero la reciprocità. Tuttavia, quello della reciprocità, non è un principio nuovo, il termine “Ospite” dal latino hospes, hospitis, aveva già in tempi molto lontani un doppio significato di “colui che ospita e quindi albergatore” e di “colui che è ospitato e quindi forestiero”. Ciò in ragione del fatto che già nell’antichità l’ospite veniva accolto in casa d’altri instaurando uno stretto legame con il padrone di casa e impegnandosi a sua volta a ricambiare l’ospitalità. Da qui il principio della reciprocità legato al patto di ospitalità che permette all’ospite di fare esperienze autentiche consentendo alle comunità di prendere consapevolezza, attribuire un valore e preservare la propria identità. La Comunità diventa così protagonista di un’Ospitalità sostenibile e socialmente responsabile, che genera coesione e integrazione, che produce benefici sia per l’ospite che per l’ospitante, con ricadute sulle relazioni sociali, sul lavoro e sulle diverse economie del territorio. Nel corso dei prossimi dieci anni i rapporti umani saranno al centro di una nuova economia: l’Economia delle Relazioni che rappresenteranno una vera e propria moneta di scambio. Il potere dell’economia delle relazioni si esprime attraverso l’operato delle persone e delle comunità che cooperano in modo innovativo restituendo nuova vita ai loro luoghi, creando nuovi percorsi di sviluppo locale e opportunità di lavoro. Con questo tipo di offerta, meri spazi si trasformano in luoghi dove le relazioni si accrescono e diventano la chiave di sviluppo futuro: ed il nuovo turista diviene attore di una rivoluzione culturale!