Public speaking 4

PUBLIC SPEAKING, ISTRUZIONI PER L’USO (e sconfiggere l’ansia) parte 4

LA CHIUSURA

di Pio De Gennaro

Eccoci arrivati all’ultima tappa del nostro viaggio alla scoperta del public speaking.

Nell’articolo precedente abbiamo paragonato l’esperienza di una presentazione a quella di un volo turistico ed anche in questa occasione possiamo dire che la chiusura di un discorso può essere paragonata a quella dell’atterraggio dopo aver passato del tempo volando a diecimila metri altezza.

Chi abitualmente frequenta gli aeroporti per i suoi spostamenti sa benissimo che l’atterraggio, così come il decollo, rappresenta uno dei momenti più delicati e rischiosi del viaggio al punto che molti turisti hanno quella “bizzarra” abitudine di applaudire al pilota una volta che le ruote del aeromobile toccano terra.

Qual è l’atterraggio che ci piace?  Quello non troppo lungo, morbido, rilassato e che ci faccia gioire una volta ultimato ed esclamare: “ma che bella esperienza!”

Il rischio di dimenticare la piacevolezza di ore di volo solo per colpa di un minuto caratterizzato da un atterraggio brusco è sempre molto alto, un po’ come quando al cinema, al termine del film, parliamo solo del finale che ci ha deluso, rispetto alle altre due ore di proiezione che sono state assolutamente all’altezza della situazione e proprio perché il nostro cervello tende a ricordare di più le ultime cose fatte o accadute, riassumere quanto affrontato (e risolto) dando merito alla platea per il lavoro svolto efficacemente insieme e soprattutto evitando di lasciare il tuo pubblico solo un con tiepido ciao ma con una più coinvolgente “call to action”, ti aiuterà a lasciare un ottimo ricordo e sarà quella che in termini culinari possiamo definire la ciliegina sulla torta.

Quindi attenzione al tuo finale perché volare è utile ma atterrare è necessario!