Ospitalità religiosa: le conseguenze del Covid

di Fabio Rocchi

Con la fine dell’emergenza pandemica, anche conventi, monasteri e case religiose fanno i conti con le conseguenze del coronavirus sull’accoglienza: nell’offerta al pubblico dei viaggiatori si registra una contrazione di circa 30mila posti letto disponibili in tutta Italia, con quasi 500 strutture chiuse definitivamente all’ospitalità o destinate ad altri usi, se non addirittura cedute.
E’ quanto emerge dal Rapporto annuale 2022 dell’Associazione Ospitalità Religiosa Italiana, che fotografa questo segmento dell’ospitalità destinato all’accoglienza per motivi spirituali, turistici, lavorativi o studenteschi.
Le strutture dell’ospitalità religiosa in Italia sono poco più di tremila con circa 250mila posti letto: 1.398 sono gestite direttamente da religiosi/e, 1.157 sono di proprietà religiosa ma con l’accoglienza affidata a laici, 448 sono di proprietà e gestione a carico di enti laici no-profit, 220 sono laiche commerciali.
La parte del Leone la fa ovviamente il Lazio, con 31.581 posti letto e centinaia di strutture su Roma che fanno riferimento alle case generalizie di ordini e congregazioni. Seguono Emilia Romagna (20.548), Veneto (20.418), Lombardia (15.854), Piemonte (14.394), Toscana (13.465).
La regione con il miglior rapporto rispetto al numero di abitanti è di gran lunga la Valle d’Aosta, con 32 posti letto in strutture religiose ogni 1000 abitanti. A seguire Umbria (13), Friuli-Venezia Giulia (9), Marche (7), Lazio (6), Liguria ed Emilia Romagna (5).
Tra i servizi più diffusi nelle strutture dell’ospitalità religiosa il parcheggio auto (73%), la sala riunioni (69%), il giardino (69%), il Wi-fi (67%), una Cappella (61%), la sala TV (57%), l’accessibilità per disabili (53%).
Un terzo delle case si trova in centro città, un terzo in zone di montagna e l’ultimo terzo suddiviso tra mare e natura. Fra i trattamenti offerti agli ospiti prevale il pernottamento semplice nell’80% delle strutture, la formula BB nel 61%, la mezza pensione nel 48% e la pensione completa nel 49%. L’autogestione viene consentita nel 50% delle case. Per le tipologie di alloggi la più diffusa è la camera doppia (nell’81% delle strutture), la tripla (77%), la singola (72%).
Ma a parte i dati e le conseguenze della pandemia, ora il futuro si apre necessariamente a nuove prospettive, soprattutto in vista del Giubileo del 2025. Si dovrà necessariamente ripensare la proposta di soggiorno in queste strutture ricettive, rivedendo le forme di promozione e diffusione tra il pubblico italiano e internazionale. Non si tratta certo di far concorrenza agli alberghi (i numeri non sono nemmeno lontanamente paragonabili) ma quanto meno di farsi conoscere come proposta alternativa al turismo commerciale, proprio perché collegato ad eventi che puntano più sulla spiritualità. Una proposta di full immersion, quindi, che prolunga l’esperienza religiosa anche ai momenti di riposo e ristoro.