MILANO NON SOLO CENTRO: ITINERARI TURISTICI NELL’ AREA DELLA PERIFERIA OVEST MILANESE - parte 3
di Tiziano Sguazzotti
terzo ed ultimo itinerario alla scoperta di Milano
Itineraio 3 : da Cesano Boscone a Baggio – Km.3,8 tempo di percorrenza
47 minuti circa
Baggio. Il toponimo con il quale è conosciuto il quartiere, è tanto misterioso quanto
affascinante. Numerosi studiosi hanno tentato di comprendere l’origine di questo nome, ma la mancanza di fonti, hanno impedito di sciogliere questo arcano. Forse considerare Baggio il quartiere meno considerato di Milano è un po’ esagerato, ma è scontato che se lo calcolino in pochi. Il riferimento è ovviamente rivolto ai milanesi, non ai turisti che arrivano per vedere ben altre cose. Lo scopo è iniziare a far conoscere il quartiere ai meneghini e in un prossimo futuro magari ai turisti. Baggio non rientra in nessuna classifica delle cose da vedere a Milano, e difficilmente viene citato se non per cronaca nera. Se poi si aggiunge, che non è nemmeno vicino (9 km. dal Duomo) e occorre prendere due mezzi dal centro, la curiosità di visitarlo viene ancora meno. Alcuni anni fa la prima parola che si associava a Baggio era “droga”, un quartiere in degrado e pericoloso per chi passava da quelle parti. Ma non è così, nasconde un buon potenziale e allora perché non promuoverlo e farlo conoscere? Entrare in via Ceriani nel centro storico di Baggio dà l’idea di un paesotto di provincia quale era fino al 1923. Negli ultimi anni, specialmente dopo la riqualificazione del Parco delle Cave, le cose sono decisamente migliorate. Il centro è stato riqualificato con locali dove si può mangiare e bere, per poi fare due passi nel vicino parco delle Cave.
Partendo dal verde del Parco Natura, uscendo dal comune di Cesano Boscone, si giunge a Milano, quartiere Olmi, passando il cavalcavia Luraghi, a sinistra si arriva dopo Km.1,8 in via Noale, quartiere di Baggio, dove è prevista la prima tappa per vedere l’Istituto Marchiondi “la città dei bimbi sfortunati”. Nel 1952 il riformatorio di Baggio, sorgeva dalle ceneri dell’ex Istituto Marchiondi, in via Cardinal Ferrari e tra i suoi allievi figurava Giovanni Segantini, che oggi è immortalato in un busto all’ingresso di via Noale 1. Oggi un centro diurno disabili, dal 1982 occupa una parte dell’ex riformatorio. Il resto dell’enorme complesso si sviluppa tra gli alberi, in attesa di un suo recupero, in stato di abbandono. Sembra un grosso animale ferito; ferito dall’uomo che sembra essersi dimenticato di questa struttura in vetro e cemento. L’edificio è una delle più note strutture dell’architettura brutalista italiana e merita citazioni nei libri di storia dell’arte. E’ stato realizzato nel 1952 da Vittoriano Viganò che ha voluto eliminare sbarre e cancelli per dare ai ragazzi difficili una scuola di vita. Spazi aperti che favoriscono la socializzazione, un capolavoro dell’architettura modernista, attento alla libertà dell’individuo. Fu concepito non come riformatorio, ma con il preciso motivo di infondere ai singoli individui uno spirito di libertà. Una vera e propria casa albergo. Oggi l’edificio è considerato un esempio per l’architettura contemporanea, il modellino plastico del progetto è esposto al MOMA di New York. Negli ultimi anni l’edificio è stato oggetto di occupazioni abusive, più volte sgomberate che ne hanno aggravato lo stato di degrado. Sono in tanti a chiedere una seconda occasione per questo colosso, tra cui Vittorio Sgarbi, che riuscì a ottenere l’imposizione di un vincolo architettonico.
Dall’istituto Marchiondi si entra a destra nel centro storico di Baggio dopo poche centinaia di metri nella contigua via Ceriani dove si concentra quasi tutto quello che c’è da vedere. Una graziosa passeggiata dove si susseguono vecchie botteghe di quartiere e numerose maioliche colorate sui muri, tipo azulejos portoghesi, affisse di recente per riqualificare la zona e che raccontano un po’ la storia di Baggio.
Si vede la scena di un matrimonio in calesse, quella della raccolta dell’uva e quella in cui il Cardinal Borromeo istituisce la parrocchia di S. Apollinare nel 1628. Arrivo alla chiesa S. Apollinare, dove non possono mancare le maioliche che tentano di spiegare l’origine del detto “Và a Bagg a sonà l’orghen” (vai a Baggio a suonare l’organo). Se non avete mai sentito questa espressione, meglio così in quanto, significa che qualcuno vi sta mandando a quel paese. Pare che questo detto abbia delle fondamenta di verità, in quanto si rifà alla leggenda dell’organo che era stato dipinto all’interno della chiesa di S.Apollinare. Nel 1865 vennero raccolti dei fondi per ampliare la chiesa, ormai troppo piccola per accogliere tutti i fedeli. Purtroppo ne vennero raccolti troppo pochi, tanto che a pochi giorni dall’inaugurazione era sprovvista dell’organo. Per non deludere i fedeli e i donatori ne venne dipinto uno all’interno della chiesa. La leggenda con il tempo si è arricchita di particolari tanto che sono spuntate diverse interpretazioni, tutte documentate nelle maioliche, con spiegazioni in milanese non comprensibili a tutti.
La chiesa ha subito un pesante rifacimento nel corso del XIX secolo, ma è apprezzabile ancora il portale in pietra e il campanile. All’interno non c’è l’organo dipinto, ma in compenso uno vero, risalente alla seconda metà dell’ottocento. All’interno sotto gli affreschi si tiene “la Primavera di Baggio”, che propone concerti e momenti di incontro da febbraio a giugno. A due passi del portale della chiesa , un ingresso in legno svela la medioevale Casa dei Baggi, detto El Palaziett. La villa gialla all’ingresso del paese “ era la casa del sindaco”. Baggio è anche ricordato in diverse canzoni quali: Enzo Jannacci, Prendeva il treno, nella frase “Gigi Lamera, ed abitava dietro Baggio; Giorgio Gaber nella canzone Il Tic, dove afferma “lavoravo in quel di Baggio” e nel brano “la Balilla”; il rapper Ghali inoltre cita spesso nelle sue canzoni questo quartiere.
Proseguendo lungo via Ceriani dopo poche centinaia di metri si giunge in Piazza Anita Garibaldi dove si trova la ex Cascina Monastero, ora sede del consiglio di circoscrizione 7. I monaci Olivetani, fondatori del nucleo più antico della cascina, scelsero la località Baggio per insediarsi in quanto vicina a Milano e adeguatamente protetta anche dal non lontano castello di Cusago. Il monastero vide con il tempo accrescere sia la sua fortuna sia la sua estensione, in quanto vennero a circondarlo rustici e abitazioni di contadini, creandosi quella che viene definita una grangia. Il monastero fu fondato da Balzarino Pusterla, divenuto genero di Luchino I Visconti per averne sposato la figlia Orsina; dopo aver visitato l’abbazia di Monte Oliveto Maggiore, nel senese. Il Pusterla decise di replicare l’atmosfera austera che vi aveva trovato anche in quel di Baggio, e contribuì con propri fondi e con un lascito testamentario alla sua costruzione. Le soppressioni austriache nel 1773 ne causarono la chiusura. Il complesso fu venduto all’asta e adibito a cascina. Sottratta a una speculazione edilizia ed evitato l’abbattimento, la cascina fu acquisita nel 1960 dal Comune, che negli anni Ottanta la fece restaurare; un ulteriore intervento ha riportato pochi anni fa gli affreschi del cinquecento e del settecento, raffiguranti temi mitologici, al loro splendore originario. Dei chiostri è rimasto ben poco, mentre il giardino interno è diventato un parco pubblico, che ne ha conservato le dimensioni.
Terza e ultima tappa dell’itinerario a 800 metri. Dopo aver passato via Anselmo da Baggio e via Rismondo si arriva al parco delle Cave, il terzo più grosso di Milano. Un enorme polmone verde che, con un po’ di fantasia, si può dire che assomigli vagamente al Central Park di New York, con i palazzi che spuntano oltre la vegetazione. La particolarità del parco, è che sorge intorno a quattro bacini artificiali che un tempo rappresentavano altrettante cave, dove negli anni venti, si estraeva sabbia e ghiaia. Dal 2002 è un parco a tutti gli effetti in cui poter praticare un sacco di attività all’aria aperta. A differenza di altri parchi come il parco Natura di Cesano Boscone, non prevede al suo interno luoghi di ristoro, né illuminazione invasiva, per preservare il più possibile la sua essenza naturale. La mancanza di illuminazione rende possibile, tra fine maggio e inizio giugno la Lusiroeula, ossia la passeggiata notturna per vedere la danza delle lucciole, organizzata dalla Cascina Linterno. Una passeggiata rilassante nel verde è il miglior modo per terminare l’itinerario.