Lungo l'Adda di Leonardo

LUNGO L'ADDA DI LEONARDO

di Fabio Riva

Leonardo Da Vinci è uno degli artisti italiani più importanti e famosi. Pittore, scultore, architetto, scienziato, uomo d’ingegno e talento del Rinascimento è considerato uno dei più grandi geni mai esistiti, per i suoi studi innovativi per l’epoca.

Leonardo ha a lungo soggiornato a Milano e le Valli Prealpine brianzole erano una delle sue mete preferite. Qui ha preso ispirazione per alcuni dei suoi lavori più importanti e qui avrebbe avuto alcune delle sue idee più brillanti.

In queste zone nasce l’Ecomuseo di leonardo Da Vinci, inaugurato nel 2004 e ricostituito l’11 aprile 2019 da parte di 9 comuni (Imbersago,Robbiate, Paderno, Cornate, Trezzo, Vaprio, Canonica, Cassano D’Adda e Fara Gera).

L’obiettivo dell’Ecomuseo è quello, come scritto nello statuto, di valorizzare il patrimonio paesaggistico, materiale e immateriale del “Medio Corso dell’Adda”. Questo tratto di fiume racchiude al proprio interno scorci paesaggistici e testimonianze materiali e immateriali di grosso spessore storico, artistico, tecnologico.

L’intervento di Leonardo da Vinci sul fiume Adda non si è semplicemente limitato a riportare sul suo Codice Atlantico questo scorcio paesaggistico (Tra gli appunti di Leonardo, infatti, compaiono spesso le rapide che si formano a breve distanza dal Santuario della Madonna della Rocchetta di Cornate D’Adda), ma anche intervento più diretto. Le chiuse da lui ideate sono infatti state fondamentali per rendere il fiume navigabile.

Camminando lungo tutto il percorso museale, completamente di carattere ciclo-pedonale, che va da Imbersago fino a Cassano d’Adda, è possibile scoprire le meraviglie della natura circostante, in una unione di colori e suoni della natura, oltre che osservare importanti luoghi storici, ingegneristici e architettonici.

Andiamo quindi a ripercorrere questo meraviglioso percorso a due passi da Milano

 

PARTENDO DA IMBERSAGO

A Imbersago partiamo con la visita del Santuario della Madonna del Bosco, luogo di grande importanza anche se non collegato a Leonardo da Vinci.

Il Santuario seicentesco infatti, vide la sua nascita a seguito di presunte apparizioni avvenute nel bosco soprastante la “sorgente del lupo”. La tradizione vuole che il 9 maggio 1617 tre piccoli pastorelli, mentre pascolavano il gregge, assistettero ad una di queste visioni. Da allora gli abitanti locali iniziarono a praticare il culto della Beata Vergine, che attirò in pochi anni numerosi fedeli da tutta la provincia milanese e bergamasca.

Un secondo miracolo racconta invece di un’intera famiglia che stava pascolando il proprio gregge nei pressi della fonte quando un gruppo di lupi ghermì il figlio neonato, che venne salvato dall’intervento della Madonna apparsa sopra a un castagno.

Venne così costruita la prima cappella nel 1632 e tra il 1641 e il 1646 venne eretto il Santuario.

Fin da piccolo Angelo Giuseppe Roncalli (divenuto poi Papa Giovanni XXIII) visitava il santuario, come raffigura una statua in bronzo del pontefice alta ben 4 metri, voluta dai cittadini locali in suo onore.

 

A poca distanza dal Santuario troviamo il famoso Traghetto di Imbersago, conosciuto anche come il “traghetto di Leonardo”, che unisce i moli di Imbersago e Villa d’Adda. Il traghetto venne costruito sulla base dei progetti che Leonardo fece nel periodo che passò a lavorare per Ludovico il Moro, signore di Milano e durante il suo soggiorno a Vaprio d’Adda sotto al Girolamo Melzi. Il bozzetto è incluso nel Codice Windsor, conservato nell’omonimo castello in Inghilterra.

La particolarità di questa opera ingegneristica è che il traghetto viene mosso completamente a mano, sfruttando la corrente del fiume e utilizzando un cavo tirato tra i due moli.

Il manovratore angola il traghetto che, trattenuto da quel cavo, resiste alla corrente. Questa resistenza scompone la forza fluviale per rinvestirla nell’attraversamento dall’una all’altra riva. A bordo del traghetto è possibile caricare biciclette, moto e autovetture.

 

Dal traghetto si può partire per seguire il fiume lungo un percorso meraviglioso, tra colonie di cigni, germani reali e folaghe.

Seguendo il tragitto ciclopedonale passiamo da Robbiate e dal suo “sbarramento” (Diga Nuova), che crea un dislivello di circa 8 metri fra il livello a monte e quello a valle della diga. Nel 1917 fu costruita una centrale, dedicata a Guido Semenza. L’impianto prese servizio nel 1920 e nel 2012 la centrale viene ristrutturata e potenziata.

Proseguendo la camminata arriviamo ad un magnifico scorcio sull’Adda ai piedi del Ponte San Michele, promettente candidatura Unesco, che collega le due sponde di Paderno d’Adda e di Calusco d’Adda.

Il suo progettista fu l’ingegnere svizzero Julius Röthlisberger che all’epoca aveva poco più di 30 anni ed era direttore dell’ufficio tecnico della Società Nazionale delle Officine di Savigliano.

Il ponte è lungo 266 metri e si trova ad un’altezza di 85 metri rispetto al fiume. Ha una struttura ad arco, realizzata interamente con travi inchiodate con due i livelli di percorribilità, sopra transitano le auto, sotto il percorso ferroviario per i treni. Per l’importanza storica è paragonabile alla Torre Eiffel, costruita negli stessi anni e con le stesse tecnologie, entrambe divenute il simbolo dello sviluppo industriale per i rispettivi paesi.

 

A breve distanza dal ponte troviamo il “Naviglio di Paderno d’Adda”, un canale artificiale, in origine navigabile grazie ad un complesso di chiuse e conche idrauliche.

Il progetto, doveva permettere la navigazione tra Milano e il Lago di Como e Francesco I di Francia incaricò Leonardo da Vinci di fare i primi studi.

Le idee di Leonardo da Vinci per il naviglio di Paderno, ragionevolmente elaborate durante i frequenti soggiorni presso villa Melzi a Vaprio d’Adda (1506 ca.-1513), non sono sicuramente frutto di un progetto tecnico organico e compiuto, ma sono ricavabili, non senza difficoltà, da una serie di schizzi e appunti frammentari dispersi in ben cinque fogli del Codice Atlantico.

 

Proseguendo sulla strada troviamo l’Oratorio di Sant’Ambrogio, costruito presumibilmente nella prima metà del XVIII secolo ad opera di privati cittadini. L’oratorio, ora dedicato alla Beata Vergine Maria Addolorata, era ubicato di fianco alla roggia molinaria, dove i contadini in attesa di rifornirsi di sacchi di farina pregavano ringraziando Dio per il cibo concesso.

L’11 ottobre 1777 il nuovo Naviglio di Paderno viene inaugurato alla presenza dell’Arciduca Ferdinando d’Asburgo che transitando con l’imbarcazione davanti alla chiesa dell’Oratorio, le rende omaggio alzando il braccio destro e girando il capo nella sua direzione (fonte: ecomuseo adda di Leonardo). 

Presa in carico dal Parco Adda Nord, il 22 giugno 2008, dopo importanti restauri, la chiesetta viene riaperta al pubblico come punto di riferimento dedicato a Leonardo da Vinci. All’interno è stata allestita una mostra permanente con le copie delle due versioni de “La Vergine delle rocce” e i pannelli che esplicano le particolarità delle due opere.

 

Poco dopo il ponte di Paderno, lungo la gola scavata dal tempo, il corso del fiume cambia improvvisamente. Una serie di rocce, speroni e dirupi interrompe il suo procedere placido e silenzioso, provocando rapide spumeggianti. È in questo contesto che troviamo i “Tre Corni”, tre grandi massi di ceppo, che si ergono maestosi dal fiume e si innalzano con la punta smussata verso il cielo. 

I Tre Corni molto probabilmente sono stati l’ispirazione per il fondale paesaggistico della famosa “Vergine delle rocce”. Osservando lo sfondo infatti, oltre la caverna simboleggiante l’utero materno, con la caratteristica prospettiva sfumata del Genio, si riconoscono tre speroni rocciosi e un corso d’acqua che sono verosimilmente riconducibili ai Tre Corni.

Vicino ai 3 corni troviamo inoltre una grande altura rocciosa, su cui sorge il Santuario della Rocchetta, anch’esso dedicato alla Vergina Maria.

L’edificio risale al 1386, quando il milanese dottor Beltrando da Cornate volle far erigere vicino alla località Rocchetta una chiesa dedicata alla Vergine, con insieme una casetta dove dovevano abitare i frati eremiti dell’ordine di Sant’Agostino.

A confine tra i territori del ducato di Milano e della Repubblica di Venezia divenne presto “ostaggio” dei militari per la sua posizione strategica, portando così i frati ad abbandonare l’edificio. La Rocchetta finì così presto nel dimenticatoio, abbandonata a se stessa. Dopo una serie di restauri e diversi affidatari nel corso degli anni, la chiesa venne riaperta nel 1709. 

Il santuario, oggetto di restauro nel 1992, è oggi compreso nel Cammino di Sant’Agostino, itinerario ideato nel 2008 per unire nelle sue tappe venticinque luoghi di culto mariani presenti in Brianza.


(fonti: ecomuseo adda di leonardo)