L’ospitalità “a braccia aperte”: un nuovo modo di farsi conoscere
di Fabio Rocchi
Torna la voglia di viaggiare, di partire, di riempire nuovamente il trolley, ma resta immutato il dubbio su dove andare. Le case religiose di ospitalità sembrano spiazzate davanti ai colossi delle catene alberghiere, resort, villaggi, hotel e b&b alla portata davvero di tutti in pochi click.
E così hanno pensato semplicemente di farsi conoscere, puntando sul fatto che spesso famiglie e gruppi, prima di decidere dove trascorrere la propria vacanza o un’uscita tutti insieme, vogliono avere garanzie sulla qualità dell’alloggio. E qual è la miglior garanzia se non quella di andare a visitare la struttura ricettiva?
Certo, questa “sicurezza” costa una o due notti di soggiorno, ma la soluzione l’hanno trovata. Hanno messo in calendario a novembre (mese non particolarmente avvezzo al turismo) i weekend con significativi sconti proprio per chi vuole testare la struttura in previsione del futuro soggiorno. Così, con pochi euro, è possibile toccare con mano l’accoglienza e i servizi, in modo da non partire l’estate prossima col dubbio di cosa troveremo all’arrivo.
L’iniziativa “Ospitiamo a braccia aperte” non è, però, una promozione per come la intendiamo abitualmente. Il farsi conoscere, a differenza delle strutture commerciali, rappresenta per queste comunità la possibilità davvero di “abbracciare” l’ospite che arriva, farlo sentire accolto come uno di loro e dargli la possibilità di uno scambio continuo di sensazioni.
Non per nulla la Carta dei Valori di queste strutture parla di Condivisione, Familiarità, Speranza, Amicizia, Gentilezza e Accoglienza. Sono valori che non troviamo nell’ospitalità commerciale, non certo per cattiva volontà ma perché un hotel ha semplicemente finalità diverse.
Siamo giustamente abituati ad una bella hall con personale sorridente ed elegante che ci consegna le chiavi e ci illustra i servizi disponibili. Efficiente ed affascinante tanto da rappresentare il fiore all’occhiello del nostro turismo. Ma se voglio qualcosa di più o di diverso (e solo in questo caso) dobbiamo sapere che l’alternativa c’è.
Non si tratta, quindi, di fare concorrenza agli hotel: non ci sono nemmeno i numeri per farlo. Andrebbe invece valorizzato che, a differenza di tutti gli altri Paesi del mondo, solo in Italia per l’ospitalità c’è un ventaglio di scelta che porta anche alle migliaia di strutture religiose dove sentirsi come a casa. Anzi, di più, perché spesso a casa non troviamo la disponibilità ad ascoltarci che invece ci viene offerta qui.