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LE DOLCI MARCHE

di Antonio Tabarrini

La regione Marche in questi ultimi anni ha utilizzato testimonial di grandissimo carisma. Un infinito del nostro poeta più evocato, recitato dal grande Dustin Hoffman a un Vincenzo Nibali ciclista vincitore delle grandi classiche a spasso con la biciletta per le splendide colline dell’entroterra marchigiano e per finire in piena attualità l’eroe del momento, un marchigiano doc, quel Roberto Mancini allenatore dell’Italia pallonara nativo di Jesi. Lui e Federico II di Svevia

Nonostante questo splendido territorio abbia dato i natali a grandi personaggi di ieri e di oggi, nonostante il fatto indiscutibile della sua varietà di natura e di cultura, la sua proverbiale e innata modestia le ha sempre impedito di giocare un ruolo da primattore nella geografia turistica del nostro Belpaese. Schiacciata a nord dall’esuberante Romagna e a ovest dalla religiosa e verdeggiante Umbria ha sempre sofferto storicamente l’intraprendenza altrui. Una sorta di inconsapevole timore reverenziale che credo risalga ai secoli precedenti a quando i fedeli e irreprensibili marchigiani fungevano da esattori fiscali per il potere temporale della Chiesa. 

Mi piace fare questa premessa perché pochi territori sono così ricchi e completi come la regione Marche, eppure ancora oggi buona parte del patrimonio naturale, culturale e gastronomico è del tutto sconosciuto ai tanti potenziali visitatori del tempo e della bellezza.

Per tutti questi motivi cercherò di portare con l’immaginazione e con il desiderio la maggior parte dei lettori in un viaggio breve ma illuminante attraverso luoghi caratterizzati dal tempo e dalla bellezza delle dolci Marche.

Questo viaggio in terra marchigiana inizia appena varcato il territorio romagnolo, in provincia di Pesaro Urbino incontriamo il castello di Gradara.

Il borgo medievale circondato da un’imponente cinta muraria, ottimamente conservata. Gradara appartiene al circuito dei “borghi più belli d’Italia”. Il castello di Gradara, le cui sale evocano gli splendori delle potenti famiglie che qui hanno governato (Malatesta, Sforza, Borgia, Della Rovere) è famosa soprattutto per la storia d’amore tra Paolo e Francesca, resa immortale da Dante nel canto V dell’Inferno.

Da Gradara in circa 35 minuti raggiungiamo Fano (Fanum Fortunae). Fano è stato in antichità un centro Romano, lo testimonia l’arco di Augusto e le antiche mura augustee che la racchiudono. I vicoli romani, il Duomo, la Fontana della Dea Fortuna, il palazzo Malatestiano. E ancora le chiese di Santa Maria Nuova (con le opere di Giovanni Santi e del Perugino) e di San Francesco (con le tombe Malatestiane) fanno di questo centro a vocazione balneare una ricca testimonianza di storia e cultura.

Da Fano il passo è breve e tornando nella provincia pesarese e nel suo entroterra sarà sorprendente ammirare Urbino, la città del grande Raffaello

Nei mesi scorsi abbiamo festeggiato cinquecento anni dalla sua morte e un viaggio in questa splendida località ci permette di ammirarne i grandi lavori che il “maestro delle Madonne” ci ha lasciato in dote. Ma Urbino è stata anche una culla del Rinascimento, Il suo centro storico ospita il Duomo opera dell’architetto Valadier, la casa natale di Raffaello che custodisce un piccolo affresco a lui attribuito. E poi il Palazzo Ducale uno degli edifici più rappresentativi dell’architettura e dell’arte Rinascimentale Italiana voluto da Federico di Montefeltro a gloria della sua casata e, al contempo, espressione della sua personalità di uomo del Rinascimento. I suoi fiabeschi “Torricini” si devono all’architetto Dalmata Luciano Laurana e rappresentano un marchio di fabbrica distinguibile per chi raggiunge Urbino dalle campagne circostanti. Per finire all’interno dell’edificio la Galleria Nazionale delle Marche, il Museo dove sono esposte opere assolute come “Il ritratto di Gentildonna di Raffaello, la “Flagellazione” e la “Madonna di Senigallia” di Piero della Francesca. 

Lasciare Urbino è un po’ come lasciarsi alle spalle un’esperienza di vita Rinascimentale ma le Marche hanno il dono di non finire mai di sorprendere. 

A pochi chilometri da Urbino addentrandoci tra gli splendidi paesaggi del Montefeltro, raggiungiamo un borgo piccolo ma unico per ciò che ci aspetta. Urbania, celebre per le ceramiche decorate ma in particolare per un singolare fenomeno di mummificazione naturale che ha portato fino a noi 18 mummie incredibilmente conservate risalenti ai secoli XVII e XVIII.

Il nostro viaggio continua a ridosso dell’appennino umbro-marchigiano, un susseguirsi di colline e di montagne qua e là intervallate da splendide campagne. La nostra prossima destinazione è Fabriano, definita la “città della carta” poiché già nel XIII secolo i maestri cartai della cittadina misero a punto una tecnica di lavorazione della carta e della filigrana. 

La visita del “Museo della Carta” sarà un’occasione per conoscere settecento anni di tradizione cartaria locale esempio unico per la lavorazione e la produzione della carta nel mondo. 

Passando dal Parco Naturale della Gola Rossa e di Frasassi (Le Grotte) dopo poco più di un’ora di viaggio, finalmente Recanati. Il “natio borgo selvaggio” odiato ed amato dal poeta Giacomo Leopardi.

Qui egli nacque il 29 giugno 1798 e visse fino al 1830 data in cui l’abbandonò per morire a Napoli 7 anni più tardi. 

A Recanati, non distante dal Conero, respireremo la stessa aria e visitando la Biblioteca Leopardi avremo modo di ammirare gli oggetti appartenuti al poeta.

A pochi chilometri con il mare all’orizzonte potremo raggiungere Loreto. La cittadina ospita uno dei santuari mariani più importanti della cristianità, secondo solo a quello di Lourdes nei Pirenei. La Basilica di Loreto custodisce la Santa Casa, ovvero la casa natale della Madonna. La tradizione vuole che verso la fine del 1200 gli angeli trasportarono qui in volo da Nazareth la casa natale di Maria.

La Basilica è un capolavoro dell’arte rinascimentale, progettata da Donato Bramante, è stata costruita interamente nella bianca pietra d’Istria. All’interno si trova la Santa Casa, custodita all’interno di uno splendido scrigno di marmo, disegnato da Donato Bramante nel 1509 su incarico di Papa Giulio II e portato a termine da Andrea Sansovino e Antonio Sangallo il Giovane. I bassorilievi che decorano il prezioso altare narrano episodi della vita di Maria e sono considerati un vero e proprio capolavoro dell’arte Rinascimentale.

Da qui un salto in Riviera del Conero è di prassi. Si perché salendo al borgo di Sirolo godrete di un panorama mozzafiato su tutta la costa adriatica che vi farà pensare a quanto “Dolci sono le Marche”.