Vista dal Monte Perone

Isola d’Elba tra cielo e mare, la Grande Traversata Elbana

di Antonio Tabarrini

Ci sono numerosi modi per visitare un luogo ma traversare a piedi, letteralmente, un’isola è speciale. 

La GTE (Grande traversata Elbana) è entrata nel novero dei cammini più belli d’Italia e non è un caso che associazioni importanti come il CAI tramite la sezione locale, le abbia dedicato uno grande spazio informativo per i propri associati (https://www.caielba.it/risorse/gte-grande-traversata-elbana/).

Il trekking in sintesi si sviluppa da Cavo, all’estremo nord-est, passando per le cime più alte della dorsale orientale, i rilievi più dolci della parte centrale, uno sguardo al granitico Monte Capanne per finire a Pomonte a sud-ovest dell’isola (l’alternativa più lunga la GTE Nord per Patresi). 

Sessanta chilometri di scorci incredibili, che regalano continue emozioni visive sulla vicina Corsica, sulla penisola italiana e l’intero arcipelago toscano. I sentieri spesso incontrano il giallo delle ginestre della macchia mediterranea (il periodo migliore la primavera) e tutto intorno, a perdita d’occhio, il mare cristallino fino a dove finisce l’orizzonte. Insomma uno spettacolo per gli occhi e per l’anima di ogni amante della natura e del camminare.

L’approdo all’Elba è agile. Un aliscafo da Piombino, in quindici minuti, vi permetterà di raggiungere Cavo (fraz. di Rio Elba) piccolo centro balneare che da origine alla GTE. Il piccolo porto, oltre ad essere il più vicino scalo per i collegamenti con la terraferma, è famoso per aver ospitato nel 1849 Giuseppe Garibaldi che, in viaggio verso l’isola di Caprera, vi fece una breve sosta.

Pronti via ci apprestiamo ad affrontare la prima delle tre tappe che ci permetteranno di attraversare questa splendida isola. Il punto di arrivo del primo giorno è Porto Azzurro, grazioso borgo di pescatori situato sulla costa sud est dell’isola e famoso per il Forte San Giacomo, una imponente fortificazione voluta da Filippo III nel 1608 a difesa del territorio contro i continui assalti dei pirati saraceni. Ma per arrivarci ci aspettano 19 Km di cammino con un dislivello di circa 500 mt. Una sentieristica molto ben segnalata che mischierà alla fatica la bellezza di panorami strepitosi e la sorpresa di poter visitare testimonianze del passato che altrimenti andrebbero trascurate. Una delle curiosità è il Mausoleo Tonietti, un imponente torrione a pianta quadrata slanciato in verticale, preceduto da una scalinata marmorea. Un richiamo al mondo navale, in particolare alla forma di un faro che l’architetto Coppedè realizzò in pieno stile liberty.

L’itinerario ci impegna con la prima vera salita che è quella che conduce sulla vetta di Monte Grosso a 344 metri s.l.m., dove un tempo era posizionato “Il Semaforo”, un’importante postazione di osservazione militare, oggi trasformato in lussuosa abitazione.

Siamo al cospetto di un panorama strepitoso, da qui possiamo ammirare i tre isolotti posti tra l’Elba e il continente: Topi, Palmaiola e Cerboli e, oltre il canale di Piombino, la costa italiana; ad ovest tutto il lato nord della costa elbana.

Successivamente scendendo e attraversando la Valle delle Fiche si giunge in località Aia di Cacio non lontano dalle bellissime spiagge di Nisporto e Nisportino. Le vedremo dall’alto in tutto il loro splendore per poi in pochi minuti, raggiungere l’Orto dei semplici nato nel 1992 da un’idea dei botanici Gabriella Corsi e Fabio Garbari dell’Università di Pisa e dello scrittore e fotografo tedesco Hans Georg Berger, con l’intento di promuovere e diffondere la conoscenza delle piante spontanee e coltivate dell’Arcipelago Toscano e l’Eremo di Santa Caterina, qui i marinai erano soliti portare i loro ex-voto per ringraziare la Santa dei pericoli scampati in mare. 

Man mano che passano le ore e la fatica monta, le bellezze non smettono di far respirare alimentando energie insospettabili. Un ripido tratto pietroso conduce al Monte Strega (427 mt) e successivamente a Passo della Croce fino a Monte Capannello (408 mt). Le panoramiche “miracolose” non smettono di stupirci e da questo punto di osservazione si possono ammirare i due versanti (orientale e occidentale) dell’isola.

La giornata sta per volgere al termine. Sono diverse ore che camminiamo ma il meglio deve ancora arrivare. Dopo l’ennesimo saliscendi tra la macchia mediterranea che il cielo terso rende ancora più preziosa, raggiungiamo l’ultima vetta di oggi. La Cima del Monte (502 mt). Da qui si domina tutta l’Elba orientale e a portata di iride e pupilla davanti a noi, un maniero unico, il castello del Volterraio, situato su un’aspra altura di 394 metri, si affaccia su pareti e dirupi scoscesi e da lassù è possibile la sorveglianza e la difesa di quasi tutto il territorio elbano. 

La seconda tappa della GTE è la più lunga (22 Km con 400 mt di dislivello) ma risulta più ampia, scorrevole e veloce. Si svolge lungo la dorsale centrale dell’Isola d’Elba tra boschi, campagna e coltivazioni. 

Questa seconda giornata regala l’opportunità di gestire le energie con maggiore serenità. Pochi strappi, una larga strada militare che corre in quota tra pini marittimi secolari. Intorno tutta un’esplosione di profumi di rosmarino e ginestre, pinete e scorci indimenticabili da immortalare. In questo genere di esperienze sono poi immancabili gli incontri. Mountain Biker, camminatori come il sottoscritto e anche tanti animali che popolano l’interno dell’isola. Cinghiali, volpi, ricci, specie endemiche come le farfalle e una varietà di uccelli che popolano incontrastati i cieli azzurri dell’Elba (gabbiani, rondoni, falchi pellegrini e poiane).

I punti geografici di riferimento sono la Valle del Buraccio con le sue generose coltivazioni di ulivo e di viti, il Monte Orello (377 mt.) fino al Colle Reciso e da lì con una piccola deviazione visitare la chiesa di Santa Lucia e il Romitorio. I due luoghi furono per anni luogo di pellegrinaggio e alloggio di eremiti.

Riprendendo il percorso della GTE, restiamo in quota e non possiamo non vedere una deviazione che attira la nostra curiosità. Il cartello ci invita ad una prestigiosa deviazione.  Si legge “Villa San Martino, si la villa napoleonica. Anche Napoleone, a dorso di Marengo (il suo cavallo), ha attraversato questi territori lasciandoci il cuore. 

Siamo quasi arrivati alla meta, un lungo un sentiero immerso nella fitta vegetazione mediterranea, alcuni ruderi di vecchi casolari sotto una pineta, e finalmente le prime case. Il meritato relax volgendo uno sguardo al mare e alla splendida baia di Procchio.

L’ultima tappa, le ultime fatiche e via per il sentiero in salita che si inerpica sul Monte Castello (226 m) dove troveremo ad aspettarci le rovine di una fortezza etrusca, costruita qui per dominare il Golfo di Marina di Campo, utilizzato anche nella seconda guerra mondiale come un avamposto militare.

Oggi la vegetazione è talmente fitta che sembra di attraversare un tunnel, un altro strappo e siamo in vetta al Monte Perone (630 mt). Il punto di osservazione per eccellenza, da qui avrete modo di ammirare tutte le maggiori isole dell’arcipelago toscano: Pianosa, Capraia, Montecristo, Gorgona e persino la Corsica. Sul percorso troveremo le tracce geologiche più disparate, massi di granito, ofiolite, cammineremo sui resti delle origini paleozoiche dell’antica Elba.

La bellissima vista su Marciana, costa nord dell’Isola d’Elba, ci preannuncia una biforcazione. Noi sceglieremo di andare verso la costa sud dell’isola, direzione l’ampia valle di Pomonte

Il tracciato è altamente suggestivo: attraversa muretti a secco, caprili, radure e vigneti che un tempo tappezzavano tutta la valle. Le ultime tre ore e mezzo di cammino per raggiungere il piccolo borgo di Pomonte.

L’itinerario termina qui. Il regalo è Pomonte, un grazioso paese situato alle pendici del Monte Capanne, sulla costa occidentale dell’Isola d’Elba, chiamata Costa del Sole. Un borgo pittoresco diviso tra mare e monti che fanno da preziosa cornice alla meravigliosa vallata omonima ricca di terrazzamenti a vite, fossi e ruscelli. Pomonte è uno degli ultimi paesini dell’Elba a veder tramontare il sole, regalando momenti indimenticabili.

Dopo tanto sudore un meritato riposo. Qui all’Elba a volte sembra davvero di essere fuori dal mondo: si sentono solo il lamento delle civette e un picchio che fa il buco in qualche albero della pineta.
Questo silenzio genera riflessioni e suscita già ricordi. Si sente un gran bisogno di andare in spiaggia per vedere il mare e sentire il profumo della storia.  A quella storia ho aggiunto anche la mia. Quattro giorni di suggestioni e di armonia. Questa è la Grande traversata Elbana.