INNOVAZIONE PER IL TURISMO E LA RISTORAZIONE: UET COORDINA LA CONFERENZA A EXPOCOOK 2024

di Maria Grazia Pasta

UET ha coordinato la Conferenza “Innovazione per le imprese turistiche e ristorative” all’interno dell’evento Expocook 2024 alla Fiera del Mediterraneo di Palermo, nelle giornate dell’11 e del 13 marzo. È stata un’importante occasione di confronto e dibattito su temi molto attuali come la digitalizzazione, la sostenibilità e altri aspetti legati alle recenti trasformazioni dei settori turistico e ristorativo.

Hanno preso parte alla conferenza noti professionisti dell’hotellerie e del food & wine che hanno presentato non solo dati numerici e teorici ma anche casi studio e best practices, offrendo così alla platea punti di vista diversi e importanti spunti di riflessione sul contesto attuale e sulle prospettive future.

La Dottoressa Marina Ambrosecchio, Presidente UET Italia, ha dato inizio ai lavori introducendo il tema centrale della conferenza. “L’innovazione si accompagna all’evoluzione – ha affermato – non soltanto del mercato e delle condizioni economiche ma soprattutto della sensibilità del cultore finale”. Si è parlato quindi dell’evoluzione dei gusti e delle abitudini di consumo, che prediligono sempre più l’aspetto esperienziale, elemento che ha portato alla nascita di una nuova nicchia di mercato anche nel comparto turistico.

Il primo ospite a prendere la parola è stato Dario Di Bernardi, Docente esperto in enoturismo e già Dirigente IRVO Sicilia. Di Bernardi ha fornito una panoramica sugli aspetti più significativi che hanno caratterizzato l’evoluzione, negli ultimi anni, del mondo del vino, dell’olio e dell’agricoltura. Ha confermato un cambiamento del mercato, dei consumatori e dei loro gusti, soffermandosi in particolare sul carattere esperienziale dei consumi. Il professore ha sottolineato l’importanza della formazione, del marketing e della digitalizzazione diffusa e imponente come grande spinta per l’inserimento dei prodotti in un mercato globale. Si è parlato di Sicilia, di cultura, paesaggio, tradizioni, anima, buona cucina e buona ospitalità. Proprio per queste caratteristiche la Sicilia è una delle prime regioni in Europa con una maggiore attrattiva per l’enoturismo, che, sulla base delle esigenze dei moderni viaggiatori, ha rinnovato l’offerta dei servizi, in termini di ristorazione, alberghi e nuove forme di ospitalità. Quello siciliano, secondo Di Berdardi, è un sistema agroalimentare vivace, che ha sempre reagito e continua a reagire alle realtà del mercato, compresi i momenti di grande crisi, come fu quello della fillossera sul finire dell’800. Tanti i prodotti di eccellenza e i premi assegnati in campo internazionale al vino siciliano negli ultimi 30 anni, un settore che è dunque in continua crescita ma che ha bisogno di moderni strumenti per competere con i Paesi emergenti come Argentina, Cile e Cina che hanno costi di produzione molto più bassi rispetto a quelli italiani, e in particolare siciliani. Di Bernardi ha posto quindi un quesito durante il suo intervento: “Come possiamo fare a proteggere ancora una volta questo nostro bagaglio storico e culturale quale la produzione di vino, olio e grano?”. La risposta è la formazione, percorsi formativi costruiti non per i giovani  ma insieme ai giovani, che ha definito “gli anticorpi dei problemi del mondo”, capaci di combinare l’esperienza alla creatività e all’innovazione. Oggi sono necessarie nuove figure professionali in grado di tenere alta l’immagine del vino nel mondo, “vino – ha continuato il professore – che non è più solo una semplice bottiglia, ma è ciò che ci si immagina osservando quella bottiglia ovvero territori, tradizioni culinarie, ospitalità, buoni servizi e ottimi prodotti agricoli”. Molti obiettivi già raggiunti ma tante sfide ancora da vincere attraverso il lavoro, l’acquisizione di nuove competenze e l’aggiornamento continuo. La Sicilia è la prima regione d’Italia per produzioni biologiche, per quantità di luce che permette ai frutti di raggiungere delle condizioni di eccellenza in quasi totale assenza di trattamenti chimici. Prima regione d’Italia che si è dotata di un sistema che si chiama Sostain al quale hanno già aderito 50 aziende vitivinicole e con oltre 30 aziende che hanno già ottenuto una certificazione. Il protocollo in questione prevede non soltanto che il 5% dei vigneti sia destinato ad altre colture, ciò salvaguardia una quantità di presenze microbiche incredibilmente più alte superando il concetto della monocoltura e sottolineando di contro l’importanza della differenziazione delle colture, ma vieta anche l’uso di presidi chimici per diserbare i terreni, danno enorme alla biodiversità. Di Bernardi ha chiuso affermando: “In questo la Sicilia è avanguardia, dietro ai nostri vini c’è una cultura del territorio e dell’ambiente che ha pochi pari al mondo. Se competizione è, noi abbiamo dei numeri per vincerla questa competizione”.

Il vino diventa quindi un narratore ed un testimonial non soltanto del territorio ma anche di chi lo produce. Francesca Salvia, Responsabile Ufficio Studi IRVO Sicilia, durante l’incontro ha affermato che il vino è stato il primo prodotto riconosciuto come bene culturale fortemente connaturato col territorio e quindi l’ambiente geografico, la cultura, la storia, le tradizioni locali e le persone. Il Testo Unico del Vino, compendio della normativa del settore vitivinicolo, all’art.1 – Patrimonio culturale nazionale – recita così: “Il vino, prodotto della vite, la vite e i territori viticoli, quali frutto del lavoro, dell’insieme delle competenze, delle conoscenze, delle pratiche e delle tradizioni, costituiscono un patrimonio culturale nazionale da tutelare e valorizzare negli aspetti di sostenibilità sociale, economica, produttiva, ambientale e culturale”. Si è parlato di vigneti eroici o storici, quelli cioè caratterizzati da un particolare pregio paesaggistico, storico o ambientale, da forme di allevamento tradizionali legati al luogo di produzione e che spesso nascono in condizioni difficili e impervie, tra montagne e terrazzamenti, e nelle Isole, come la “Pietra a secco dell’isola di Pantelleria”. Inoltre la coltivazione della vite ad alberello di Pantelleria è diventata nel 2015 patrimonio immateriale dell’Unesco, riconoscimento di grande pregio. Salvia ha inoltre posto l’accento sull’importanza del legame tra cibo, arte e paesaggio per la promozione turistica come espressione e identità della cultura italiana.

L’Onorevole Maria Carolina Varchi ha aperto il suo intervento definendo il turismo come “segmento importantissimo dell’economia italiana, un motore trainante perché attorno a questa industria ruota una percentuale significativa dell’economia reale che muove concretamente i flussi di  denaro” e sostenendo che turismo, ristorazione ed enoturismo hanno un ruolo fondamentale in Italia. Varchi è sostenitrice e firmataria di una proposta di legge per la completa valorizzazione dell’enoturismo, un fenomeno capace di orientare i flussi turistici e attirare molti viaggiatori, tanto da far diventare diversi territori meta di investimenti immobiliari e turistici. L’Onorevole ha sottolineato che l’attuale Governo sta investendo molto nel turismo, soprattutto in riferimento all’innovazione, ma è prioritario che si trovino strumenti e soluzioni affinché le nuove tecnologie possano coniugarsi con la necessità di diffondere saperi antichi e tradizioni che vanno coltivate, preservate e tramandate. Le nuove tecnologie permettono di raccontare ciò che si produce a tutto il mondo, la Sicilia è già di per sé un brand e la ristorazione e l’enoturismo, che sono due eccellenze, vanno in questa direzione. Ha affermato inoltre che la formazione e la qualità sono la base di partenza per avviare un percorso virtuoso all’interno delle imprese, ma che è necessario il sostegno delle Istituzioni soprattutto nei momenti difficili e di crisi. Sono tante oggi le opportunità occupazionali nel settore turistico, nell’accoglienza e nella ristorazione, soprattutto in seguito all’ormai diffusa digitalizzazione che ha moltiplicato le figure professionali per rispondere alle emergenti esigenze in modo agile,versatile e trasversale.

Bonetta Dell’Oglio, Head Chef Sicilian Food Experience – The taste of biodiversity, ha parlato di cucina, gusti e sapori ma anche del suo impegno riguardo al dibattuto tema dei roghi, attività in cui ha investito molto negli ultimi anni e che ha colpito profondamente la Sicilia. Un impegno attivo su questo è fondamentale anche per l’accoglienza turistica e per rappresentare una Sicilia che non è solo coste e mare ma anche boschi e luoghi meravigliosi come la catena montuosa dei Nebrodi e delle Madonie, i Monti Iblei, i Monti Sicani, e l’Etna. Dell’Oglio ha definito la Sicilia un “lovemark”, un marchio già amato in tutto il mondo, il quinto luogo più ambito al mondo per visita nonostante le sue piccole dimensioni geografiche e ha affermato che “la valorizzazione e l’innovazione devono passare attraverso tutto il prezioso bagaglio culturale, la tecnologia non basta”. Non possiamo permetterci di confrontarci con i grandi paesi perché perderemmo subito, ma siamo in grado di produrre e creare prodotti di nicchia di estrema eccellenza seppur non in grandi quantità. Ha invitato quindi al rispetto e all’amore verso la propria terra e alla giusta formazione anche delle lingue straniere per poterla rappresentare al meglio e ambire in alto a vari livelli e ruoli. In un territorio molto piccolo come la Sicilia, secondo l’Head Chef, accadono cose molto diverse tra loro e uniche allo stesso tempo grazie alla diversificazione del paesaggio e delle condizioni microclimatiche, quasi come fosse un grande continente. Dell’Oglio ha concluso il suo intervento affermando: “Dobbiamo formarci per ambire a fare della Sicilia un luogo sempre più bello, sempre più verde, più biologico, un luogo che valorizzi tutte le sue unicità e la sua biodiversità ma partendo sempre da dove siamo venuti e facendoci accompagnare dall’innovazione e dalla tecnologia…abbiamo un’immensa storia da raccontare, dobbiamo avere coscienza di cosa significhi essere siciliani e isolani”.

Abbiamo proseguito la seconda giornata della nostra conferenza ospitando il Management di note aziende, in riferimento alla ristorazione, all’hotellerie e al mondo del vino, per presentare dei casi concreti di successo. Ognuno dei relatori ha raccontato l’evoluzione del proprio brand, le strategie e i piani messi in atto per rispondere ai cambiamenti del mercato e dei consumatori grazie all’introduzione di processi e strumenti innovativi. Un grande lavoro che parte da piccole modifiche quotidiane legate alla gestione operativa e delle risorse, alla logistica e all’assistenza, fino al grande ruolo del marketing e della comunicazione, in grado di affermare il valore e l’immagine positiva di imprese virtuose e di mantenere alta la loro reputazione offline e online.

Dopo un’introduzione della Dottoressa Marina Ambrosecchio, ha preso la parola Giovanni Cemmino, Head of Sales di Webidoo per presentare la giovane ma già solida Tech Company che ha come missione quella di semplificare la digital transformation per le PMI ovvero “Essere il catalizzatore dell’evoluzione, esplorando le strade dell’innovazione tecnologica e organizzativa per sviluppare sistemi di abilitazione alla trasformazione, diffondere le best practices tra i diversi livelli dei mercati, tradurre i codici e semplificare le complessità”. Cemmino ha presentato inoltre una innovativa soluzione della compagnia coperta da doppio brevetto: Jooice, applicazione per il digital marketing. Grazie a Jooice le aziende riescono a gestire attraverso un’unica piattaforma il database clienti, l’agenda prenotazioni, i social network, gli analytics, le campagne advertising e la vendita online. Tanti i temi trattati tra cui l’intelligenza artificiale e il lancio di Welpy, l’assistente di marketing AI che supporta i team sia nelle scelte strategiche che operative di digital marketing. Si è parlato di Social Branding e Social Selling con un focus sulle grandi opportunità messe a disposizione nello specifico da Linkedin e Alibaba soprattutto per il potenziamento del Digital Export. Sono stati mostrati infine alcuni dati rilevanti e interessanti tratti dal documento “SME Digital Growth Index 2023 – Il ruolo dell’evoluzione digitale nella crescita delle imprese dell’UE” dell’Insight Lab, l’unità di ricerca di Webidoo che approfondisce i fattori abilitanti per la digitalizzazione delle piccole e medie aziende e che pubblica periodicamente dei report al fine di supportare la crescita delle stesse e dei mercati in cui operano.

A seguire abbiamo presentato tre casi studio inerenti il settore della ristorazione, dell’hotellerie e del vino. In prima battuta Vincenzo Calvaruso, Direttore Operativo di Virga&Milano, ha presentato la creazione e il successo dei sette diversi concept ristorativi del Gruppo, ognuno dei quali mira ad offrire al proprio specifico target di clienti un’esperienza coinvolgente e memorabile: Gagini Restaurant (2011), Buatta Cucina Popolana (2015), Maison Bocum (2015), Aja Mola – Trattoria di Mare (2018), Libertà – EnoHosteria (2019), Stazione Vucciria (2022) e Vniamo (2023). “Ogni ristorante ha una linea identitaria ben definita, un profilo dai contorni chiari – ha affermato -. Ciascuno fonda la propria missione sulla ricerca e la selezione delle materie prime che rappresentano il complesso patrimonio siciliano, agroalimentare e culturale, sulla relazione con piccoli produttori locali e con le realtà portatrici di un certo modus operandi rispettoso del territorio e della biodiversità, della storia, del luogo e del benessere dell’uomo e dell’animale… Ogni format ha una sua veste, nel dettaglio strutturale, nell’arredo, ciascun elemento è studiato per comunicare la propria filosofia, è una scenografia viva, carica di energia che accoglie e anticipa già alla vista, il mood, l’esperienza che promette, è un messaggio visivo e di contenuto”. Calvaruso ha sottolineato l’importanza di studiare a fondo le caratteristiche dei propri target di riferimento, di identificare i giusti canali per rafforzare i rapporti con i clienti abituali, ma anche per approcciarne di nuovi con una visione alle nuove generazioni di consumatori di oggi e di domani. L’obiettivo aziendale principale è riuscire a creare ed offrire un’esperienza che sia capace di stimolare tutti i sensi, rappresentando la massima qualità siciliana ma con un occhio attento alle tendenze internazionali. Durante il suo intervento un ruolo rilevante è stato attribuito all’implementazione di canali e strumenti digitali sia per la gestione che per l’operatività aziendale, alla sostenibilità e a tutte le pratiche finalizzate a minimizzare l’impatto sull’ambiente come la filiera corta, la riduzione della plastica, il vetro a rendere, l’utilizzo di tessuti naturali e tanti nuovi progetti legati all’energia e al compostaggio dei rifiuti.

A seguire Gaetano Scancarello, Senior Marketing Manager del gruppo Mangia’s Resorts and Clubs, ha aperto il suo intervento presentando la cronistoria aziendale e l’esemplare evoluzione del brand dagli anni ’70 ad oggi. La storia del brand parte esattamente dal 1973 quando Antonio Mangia fonda Aeroviaggi a Palermo che negli anni ’80 diventa società per azioni. Tanti traguardi che portano nel 2021 alla nascita del brand Mangia’s, già proprietario del Marmorata Resort, del Mangia’s Pollina Resort e del Mangia’s Himera Resort. Lo scorso anno l’azienda ha celebrato i suoi 50 anni di attività festeggiando con la riapertura di alcune proprietà come resort a 5 stelle (Mangia’s Torre del Barone Resort, Mangia’s Brucoli Resort, e Mangia’s Santa Teresa Resort), e oggi nel 2024 ha già stretto nuove e prestigiose partnership con Hilton e Marriott International. Il Brand gestisce attualmente 13 strutture in Sicilia e Sardegna, Resort 4 e 5 stelle più strutture Club, con il Mangia’s Brucoli Resort che si unirà all’Autograph Collection by Marriott e il Mangia’s Santa Teresa Resort che entrerà a far parte della Curio Collection by Hilton. Scancarello ha concluso illustrando tutti gli elementi che caratterizzano Mangia’s nella sua essenza e che conferiscono ad ogni struttura una inconfondibile firma: Biophilic Design, Italian Taste, Local Tradition e Sustainability & PeopleL’italianità e l’autenticità si esprimono attraverso i paesaggi unici ed esclusivi in cui sono ubicate le strutture, la cura dei dettagli, le offerte culinarie tipiche e di alta qualità, e infine attraverso l’esaltazione, la protezione e la tutela delle tradizioni e dei luoghi circostanti. 

A conclusione del panel Marco Fina, Amministratore di Cantine Fina, che ha illustrato non soltanto la storia delle più note produzioni tra vini rossi, vini bianchi, rosati, metodo classico e vendemmia tardiva, ma soprattutto i valori di un brand fortemente legato alla famiglia e alle visioni di più generazioni alla guida dell’azienda. Ciò ha permesso alla famiglia Fina  di fare tesoro dell’esperienza del suo fondatore coniugata al coraggio e alle intuizioni dei figli, e con grande devozione e rispetto verso la terra e l’ambiente. “Su una collinetta nella città di Marsala, nella parte occidentale della Sicilia, sorge la nostra cantina – ha raccontato -. Un’avventura imprenditoriale iniziata nel 2005 da papà Bruno, enologo, e la mamma Mariella.
Un sogno di famiglia condiviso, che fin da subito ha catturato la curiosità di noi figli: Marco, Sergio e Federica. Oggi siamo parte integrante della Cantina e con papà Bruno condividiamo la passione e l’amore per il mondo del vino e il nostro territorio”. L’enoturismo è uno dei pilastri fondamentali dell’azienda grazie alle quali è possibile scoprire e vivere quelle che Marco Fina definisce le “Fina Experiences” tra cui “I racconti del Maestro”, “Ci vediamo in Cantina”, e “Cucina la Mamma”. I loro vigneti si trovano in zone collinari, montuose e sul livello del mare, paesaggi con caratteristiche diverse e differenti microclimi che rendono unica ogni produzione. La passione, la cura, la competenza coniugata all’arte e all’innovazione fanno di Cantine Fina un luogo del cuore.

Da parte di UET Italia, ringraziamo tutti coloro che hanno preso parte alle nostre due giornate dedicate all’innovazione. Un ringraziamento speciale va ai relatori che hanno accettato con grande entusiasmo il nostro invito, al Project Manager di Expocook Fabio Sciortino per l’ospitalità e all’Editore di Cook Magazine (magazine ufficiale dell’evento) Francesco Fontana per il supporto nell’organizzazione e nel coordinamento dell’evento.