IL MARSALA: UN VINO TRAINANTE DELL’ENOTURISMO IN SICILIA
di Monica Bertucci
Esiste un modo forse non convenzionale, di grande rilevanza soprattutto in tempi recenti, per conoscere una destinazione turistica. Una tipologia di turismo in cui il prodotto locale si fa portavoce del suo territorio natio, svelandone agli occhi dei visitatori la sua essenza.
Un turismo la cui finalità potrebbe essere riassunta così: “assaporare il territorio per conoscerlo in pieno.”
L’enoturismo o turismo del vino, rappresenta un’alternativa di approccio alla conoscenza di una destinazione grazie all’esperienza data dalla degustazione dei prodotti vinicoli locali e la visita dei territori di produzione.
Una tipologia di turismo relativamente giovane, nata in Italia circa 25-30 anni fa per merito del lavoro promozionale di due associazioni: Città del vino e Movimento del turismo del vino. Grazie alla promozione di diversi eventi hanno aperto le porte alle cantine consentendo di vivere l’esperienza del vino, conoscerne la storia, origini e territorio. Rendendo l’esperienza fruibile e alla portata di tutti.
Se inizialmente l’enoturismo poteva essere considerato e percepito quasi come un segmento di nicchia, grazie alla diversificazione delle esperienze proposte oggi accoglie un pubblico molto più vasto composto sia da esperti del settore che da semplici curiosi.
All’interno dello scenario italiano si colloca una meta vincente in tal senso, in cui il connubio cibo-vino crea molto interesse generando importanti flussi turistici: la Sicilia.
La presenza di numerosi vitigni autoctoni, la ricchezza del patrimonio culturale e paesaggistico, una cultura gastronomica riconoscibile, sono alcuni dei punti di forza che rendono l’enoturismo un’ottima strategia per promuovere la diversità e la storia dei territori siciliani.
Proprio da uno dei vitigni autoctoni locali più conosciuti –il grillo- nasce una delle voci più ammalianti e ricche di fascino, perfetta comunicatrice del luogo in cui è nata e portavoce della sua avvincente storia: il marsala.
Un vino DOC in grado di raccontare il territorio. Il nome ci permette di collocare geograficamente la sua zona di origine-la città di Marsala– la sua produzione, infatti, è circoscritta alla sola provincia di Trapani (ad esclusione dei comuni di Favignana, Pantelleria e Alcamo).
Un vino siciliano ma che parla inglese
E’ curioso sapere che l’origine e la diffusione del marsala, un vino la cui identità siciliana è fuori discussione, ruota invece attorno alla figura di un commerciante di Liverpool.
La sua lunga storia comincia con esattezza nel 1773 per opera del lungimirante John Woodhouse –detto “Old John”– che riparatosi proprio nella città di Marsala, assaggiò il vino del posto -il perpetuo– trovandolo così attraente da volerne portare un po’ con sé. Per paura che il vino durante il lungo viaggio si alterasse, aggiunse dell’alcool. Quello che ne uscì fuori fu una prima versione di marsala, che ancora non si chiamava tale, ma che ottenne da subito l’approvazione degli inglesi tanto che Woodhouse si trasferì a Marsala dedicandosi al commercio di quel vino inizialmente definito “vino inglese”.
Cos’è esattamente il marsala?
Il marsala è il vino liquoroso italiano più conosciuto e apprezzato. Fa parte dei cosiddetti vini conciati ovvero partendo da un vino base è possibile aggiungere alcol etilico di origine vitivinicola, acquavite di vino ed eventualmente mistella, mosto cotto o concentrato, in percentuali diverse a seconda della tipologia di Marsala che si vuole ottenere.
Accanto all’uva principe –il grillo– per la sua produzione si utilizzano altri vitigni autoctoni siciliani come l’insolia e il catarratto, ma anche nero d’Avola e nerello mascalese per la produzione del più raro marsala rubino.
Pensare che il marsala sia prettamente un vino dolce da fine pasto sarebbe un errore. A seconda dello zucchero presente infatti viene classificato come secco, semisecco e dolce. Un’altra classificazione definita dal disciplinare deriva dal colore (oro, ambra, rubino) e infine dagli anni di invecchiamento (fine, superiore, vergine).
La grande forza trainante del marsala, si manifesta nella diversa offerta dell’ospitalità da parte della maggior parte delle cantine locali. Un’esperienza aperta non solo alla conoscenza del vino ma al modo in cui il luogo di appartenenza si sprigiona all’interno del bicchiere.
Un’esperienza che chi vuole, può provare attraverso i tanti luoghi storici e non del marsala, in cui ogni cantina ha trovato una particolarità per diversificare la sua offerta, andando oltre la semplice visita, degustazione e molto altro.
Alcuni luoghi dell’enoturismo del marsala
La storia: Cantine Florio.
Un chiaro e forte esempio della grande forza attrattiva che il vino marsala esercita è rappresentato dalle Cantine Florio. Simbolo dell’eccellenza della città di Marsala e della grandezza enologica siciliana, rappresenta un polo di attrazione a dir poco considerevole, tanto da essere una delle cantine più visitate in Sicilia.
Il 1833 non segna solo la sua fondazione per mano di Vincenzo Florio, ma rappresenta l’inizio della storia del marsala italiano, fino ad allora pieno monopolio degli inglesi.
La visita alle cantine Florio contribuisce a immergersi totalmente nella sua storia, lì dove tutto ha un senso logico come ad esempio i pavimenti in tufo e la vicinanza della cantina al mare, elementi essenziali per creare un ambiente confortevole e accompagnare nel loro lungo affinamento i Marsala.
La cantina non appartiene più già dai primi anni del 1900 alla celebre famiglia fondatrice, dal 1998 è interamente di proprietà della ILLVA di Saronno.
Il “museo” dentro la cantina: Cantine Pellegrino.
La storia dei luoghi del marsala non si ferma qui, ma quasi ci obbliga a citare un’altra cantina storica.
Risale al 1880 la nascita delle Cantine Pellegrino, grazie all’opera di Paolo Pellegrino. Una cantina che al suo interno custodisce e salvaguarda la storia in una sorta di museo.
Al suo interno si possono ammirare importanti reperti archeologici risalenti all’età punica, come il calco di una nave punica da guerra, donato da un’archeologa inglese alla famiglia Pellegrino per averne finanziato il recupero, un museo del mastro bottaio con una nutrita raccolta di attrezzi ultracentenari, carretti siciliani dell’Ottocento perfettamente restaurati.
Ritornando all’avvincente storia del marsala, si può consultare l’archivio storico della corrispondenza delle famiglie inglesi Ingham-Whitaker, che custodisce in centodieci volumi la cronaca dei primi scambi commerciali del vino con l’Inghilterra. E ancora, una sala interamente dedicata ai manifesti storici della cantina.
Una cantina che guarda al futuro. La “marsala revolution” ha reinterpretato il celebre vino in una versione moderna, creandone cinque tipologie diverse, ognuna dedicata ad uno dei personaggi chiave della sua storia.
La territorialità e il ritorno alle origini: Marco De Bartoli
E’ in contrada Samperi, a Marsala, che nasce nel 1980 il Vecchio Samperi, vino emblematico – il primo per la precisione – della cantina marsalese Marco De Bartoli. Un vino che richiama alle origini del marsala ma che non può chiamarsi tale perché non fortificato, come il disciplinare prevede. Un vino che del territorio prende la sua storia e tutta la sua essenza.
Per la produzione del Vecchio Samperi viene utilizzato un sistema in cui il vino di produzione più recente si “travasa” in botti contenenti già quelli invecchiati. Si crea così una mescolanza di annate diverse, nel metodo conosciuto come “in perpetuum” . Proprio com’era fatto il vecchio vino di Marsala, quello tanto caro a Woodhouse – il perpetuo- ed è proprio questa la caratteristica di questo vino 100% uve grillo.
Le cantine appena citate, una minima parte di quelle che il territorio marsalese ospita, sono una chiara dimostrazione di come il vino, in questo caso il marsala, sia di grande aiuto nella promozione di una destinazione turistica. La grande forza del marsala è stata riconosciuta e accolta dalle cantine della zona. Al passo coi tempi, hanno saputo rimodellare la propria offerta in base alle loro esigenze sapendo bene come diversificarla. Non ci si limita al solo racconto della nascita del famoso vino e alla sua degustazione.
L’enoturismo in questo senso è la chiave vincente per un territorio di grande vocazione vinicola –non solo per la produzione di marsala- in cui storia, territorio e fattore umano si integrano alla perfezione al fine di creare un’esperienza unica.