é ancora possibile viaggiare?

E' ancora possibile Viaggiare ?

di Michael Schlicht

Gennaio 2000: una spiaggia affollata di ristoranti, bungalow e caffè, da cui risuona la musica ad alto volume, al bancone dei bar ragazze che si offrono come compagne di vacanza. Su ciò che resta della spiaggia, folle di turisti prendono il sole, dopo il tramonto lo struscio obbligatorio, l’avanti e indietro dei vacanzieri in cerca di divertimento.

Natale 1981: Puerto Galera, sull’isola di Mindoro, una località costiera con magnifiche spiagge a poche ore di macchina da Manila, una spiaggia dove bellissimi ma molto semplici bungalow su palafitte si offrono per la notte, i proprietari sono una coppia locale. Sulla spiaggia vicina, un solo ristorante, vicinissimo al mare, gestito attentamente da una coppia svizzera.

Sicuramente l’avete indovinato: si tratta della stessa spiaggia, della quale non era rimasto nulla di quello che una volta – almeno per me – esprimeva il fascino di questo posto. Nel 2000, siamo rimasti una notte soltanto per poi lasciare Porto Galera in fretta e furia e con un’illusione in meno.

Chi di noi, che preferisce spostarsi nel mondo come viaggiatore piuttosto che da turista, non ha fatto prima o poi un’esperienza simile? Chi non è stato tormentato, prima di ritornare dopo anni ad un luogo incantevole, dalla preoccupazione di non trovare più quel posto di cui ci si era innamorato perdutamemte?
Sì, lo confesso, ho una certa propensione per questa forma di autolesionismo, ed è per questo che conosco molto bene questa sensazione – e ho sofferto parecchio per questo!

Ma non vorrei essere frainteso: continuo a visitare le Filippine con una certa regolarità (dove, tra l’altro, nostri amici riminesi gestiscono un ottimo ristorante italiano sulla piccola isola di Malapascua) e ne sono ogni volta entusiasta. Ma ciò che è vero per questo paese ,così come per tutte le altre destinazioni più o meno “esotiche”, è il fatto che fare il viaggiatore è diventato sempre più difficile, e bisogna andare ogni volta più lontano per arrivare in luoghi ancora poco contaminati (in ogni senso).
La maggior parte delle persone, cioè i turisti, sono per fortuna abbastanza pigri, e questo “salva” noi viaggiatori. A un viaggiatore non dispiace trascorrere un’intera giornata per raggiungere la sua destinazione su autobus decrepiti lungo strade dissestate o dormire in posti semplici, con il materasso per terra, mangiando cibo locale, magari preparato su un fuoco di legna.

Ovviamente, la ricerca di comodità, il desiderio di trovare un certo – ma per favore non troppo – esotismo da parte di moltissime persone è nota anche ai responsabili del turismo, e quindi di solito una delle prime considerazioni quando si vuole aumentare il flusso di visitatori riguarda la costruzione di un (più grande) aeroporto. Un bel esempio tra i tanti sono le Maldive, che ho avuto la fortuna di visitare in un periodo in cui l’aeroporto era troppo piccolo per consentire l’atterraggio degli aerei a reazione. Anni dopo, però, è stata costruita un’isola artificiale appositamente per il nuovo aeroporto internazionale! E voilà, i numeri degli arrivi sono saliti in maniera esponenziale.
Un altro esempio è l’isola vietnamita di Phu Quoc, nel sud del paese: Anche qui la svolta – che ho vissuto, come testimone diretto ,è arrivata con la costruzione di un aeroporto internazionale, con il risultato che è stata creata la base per „l’invasione“ che ha cambiato il carattere e la vita in generale di gran parte di quest’isola, un tempo così pittoresca, nell’emblema del turismo di massa – basta guardare gli enormi villaggi di bungalow spuntati qua e la o i complessi alberghieri costruiti in modo selvaggio e senza regole.

Fortunatamente esistono ancora i luoghi (quasi) incontaminati e sostenibili, oggi più lontani e più difficili da raggiungere (per loro fortuna, direi): basta avere tempo, pazienza e nessun timore di disagi, ma forse – speriamo – si fa sempre più strada la consapevolezza che i luoghi vadano salvati, vissuti, molti reinventati, per poter godersi ancora quello che costituisce il vero viaggio: l’esperienza dell’Altro, dei veri e propri incontri culturali, l’esplorazione di un’altra realtà.